Nel primo decennio del ‘900 in Grigna Meridionale si scala sui
Magnaghi, il Clerici, la Piramide Casati, il Fiorelli, il Cecilia, la Torre
Rosalba, il Palma e naturalmente la Segantini. Una manciata di itinerari,
generalmente nell’ordine del III grado odierno, con materiali primitivi e grande
coraggio, seguendo i punti deboli delle pareti offerti da fessure e camini. Qualche passaggio tecnicamente più significativo viene superato nel
1901 sul muretto del Traversino dei Magnaghi (Giacomo Casati, IV+) e nel 1909
sulla fessura iniziale dello Spigolo del Nibbio (Eugenio Fasana, IV+/V). Fino
agli exploit del 1910 sulla parete sud ovest del Sasso Cavallo da parte di
Serafino “Gino” Carugati e Giorgio Ripamonti, e sulla nord ovest della Piramide
Casati con la via di Arturo Andreoletti e Carlo Prochownick: almeno V grado. Le
guglie più aeree, ancora da salire, opponevano però una difficoltà in più, e non
di poco conto: la discesa. Il primo che ci prova è Arturo Andreoletti, forte delle sue esperienze
dolomitiche dove la tecnica era senz’altro più evoluta; nelle Alpi Orientali,
infatti, si stava diffondendo l’uso del chiodo da roccia e del moschettone, con
le prime manovre di corda, oltre alla discesa in corda doppia con un metodo che
è rimasto invariato, con piccole variazioni, per decenni. Nel 1911 Andreoletti sale il Cinquantenario e la Guglia Angelina con
Umberto Fanton. Da questa scendono lungo il versante ovest, ricorrendo nei
tratti più scabrosi a brevi calate a corda doppia. Nel 1914 il milanese (di adozione) Eugenio Fasana sale le aeree
Cùspidi di Val Tesa: Campaniletto, Lancia, Torre e Fungo. Sottili strutture in
bilico sopra profondi canali ripidissimi. Mentre la Mongolfiera viene salita con
lancio di corda da Francesco Brookes e Gino Carugati. L’asticella si alza
ulteriormente, sempre nel 1914, sull’Ago Teresita vinto con un assalto
piratesco (nel senso che l’Ago viene abbordato con un lancio di corda) dal milanese
Erminio Dones e dal giovanissimo lecchese Carlo Castelli che, stando ai
racconti dell’epoca, è il primo a toccare la cima. L’8 agosto 1915 Eugenio
Fasana, Erminio Dones e Angelo Vassalli, dopo un tentativo della settimana
precedente, che per un soffio non si tramuta in tragedia, salgono la guglia perfetta:
il Sigaro. Poi la Spaccatura Dones ai Magnaghi, salita da Erminio Dones e
Angelo Vassalli (anche qui con lancio di corda) che discendono con le corde
dalla via, buttando di sotto il materiale recuperato man mano si calano. Poi la Grande Guerra. Vanno in linea il povero Vassalli, che rimane
ucciso quasi subito, alla sua prima battaglia sul Monte Pertica, ed il geniere
Fasana, che viene ferito. Vassalli va messo nella luce che merita, perché non aveva una funzione
di semplice gregario nelle ascensioni, tanto che sulla Spaccatura va anche da
primo. Spesso il Dones si avvaleva infatti di compagni agili e leggeri che gli
risolvessero i passaggi più balordi, sollevandoli di peso a mò di piramide
umana, aiutato dai bicipiti da campione olimpico di canottaggio. Salvo poi vedersi
attribuire i meriti delle salite (Spaccatura Dones, Sigaro Dones, che in realtà
è stato “risolto” dal Fasana), forte della sua notorietà come notevole sportivo.
La Torre Costanza entra anch’essa nell’elenco delle importanti conquiste
delle principali guglie della Grigna Meridionale. Si tratta di una struttura
poderosa, che precipita da ogni versante con pareti verticali e strapiombanti. Viene
salita per la prima volta proprio dal milanese Angelo Vassalli accompagnato da
John Albert Spranger (professore all’università di Firenze), lungo la linea di
profondi camini che incide la parete nord. Sulla Rivista Mensile del CAI non è
indicata la data dell’ascensione, che certe guide/siti collocano nel 1914. La
Rivista però pubblica la relazione nella prima CRONACA ALPINA–NUOVE ASCENSIONI del Volume XXXIII 1914, così che
la salita si può collocare per certo nel 1913. La “via dei camini” non è affatto banale, e per superare gli antri che
caratterizzano la grande fenditura si deve talvolta uscire all’esterno in piena
esposizione, abbandonando la relativa sicurezza della spaccatura. Siamo
nell’ordine del IV/IV superiore per più di 100 metri, e per scendere si fa uso
della corda doppia, dovendo ricorrere a qualche acrobazia senza rete: “lasciammo
la corda di riserva legata al superiore dei due sassi incastrati per agevolarci
il passaggio dello strapiombo"1. Col tempo la
discesa viene attrezzata stabilmente (in modo sicuro, direbbero oggi…), tanto
che la deliziosa guida GRIGNA
- Arrampicate Grigna Meridionale2 indica: “Discesa a corda doppia per la medesima via, agevolata da
opportuni pioli da roccia disseminati qua e là nelle giuste posizioni”.
Nella cronaca di
Spranger si legge che “I due partono dal rifugio albergo Carlo Porta alle 6,
sono alla base alle 10, in vetta alle 15, di nuovo alla base alle 19:30, al
Porta alle 1:50”. Giornata piena!
La via dei camini sul
Costanza nella guida GRIGNA del 1925. Disegno di Angelo Calegari
Per diversi anni non vengono aperte altre vie sul Costanza, vista
l’assenza di sistemi di fessure altrettanto abbordabili come quello della via
comune. Le vertiginose pareti della Torre vengono quindi affrontate da Mario
Dell’Oro “Boga”, formidabile scalatore lecchese, che il 28 giugno 1931 sale con
Mario Villa a destra della via del Vassalli per la “via Cazzaniga”. L’itinerario
percorre placche a buchetti e uno strapiombino su roccia sana e appigliata, con
bella arrampicata libera sul IV/V a parte il tratto aggettante (un paio chiodi
in A0 o V+/VI). Una salita molto gradevole, che tuttavia rimane oscurata da
ripetuti errori nelle relazioni. La via, a cui il Saglio non attribuisce alcun
nome, viene infatti confusa nelle guide successive con una inesistente
“variante Cazzaniga alla via dei camini”, collocata ora a destra, ora a
sinistra dei camini stessi. Sarà Mary Varale a mettere in relazione la via
Cazzaniga (intitolata a Giuseppe Cazzaniga, a cui è dedicato il gruppo di
soccorritori della Società Escursionisti Lecchesi, ed il gruppo guide del CAI)
con l’itinerario aperto dal Boga, da cui viene issato il Fascio Littorio come
vedremo in seguito. Ancora il Boga, il 19 agosto 1932 apre con
Giuseppe “Pino” Comi la “via Francesco Gatti” sulla parete ovest, dedicandola
al Commissario del Dopolavoro Lario di Monteolimpino (Como). La via è
caratterizzata da una fessura rettilinea di una trentina di metri,
verticalissima ed esposta. Un tiro molto tecnico che dimostra le grandi
capacità del Boga, non nuovo ad exploit del genere. Sua infatti è la prima via
classificata di sesto grado sulle Grigne: la fessura verticale/strapiombante
sulla paretina (50m) est dell’Ago Teresita, salita il 27 marzo 1933 “con largo impiego di chiodi e di staffe, superando difficoltà estreme”3.
Quando Comici arriva ai Resinelli nel
maggio del 1933, grazie all’intermediazione di Maria “Mary” Gennaro Varale e
del marito Vittorio, affermato giornalista, insegna ai lecchesi la moderna
tecnica dell’arrampicata artificiale con le staffe e la doppia corda a forbice,
e la discesa in corda doppia “alla dulfer” (e non “alla kamikaze” come usavano
fare fino ad allora). Tecniche che Riccardo Cassin sperimenta subito sulla
fessura strapiombante della parete est del Corno del Nibbio ai Piani dei Resinelli,
insuperabile senza le cognizioni apprese dal Comici, per poi passare alla
grande parete sud del Costanza (al maschile, come per altre torri della
Grigna). Anche qui il Saglio non riporta la data, mentre i successivi autori
indicano il 1934. La stampa locale dell’epoca scrive invece che la salita
avviene il 2 luglio 1933 con Antonio Piloni e Domenico Lazzeri.Cassin però nei suoi ricordi4 parla di una calda domenica di metà
giugno 1933. Quindi, l’11 giugno? Diamo ovviamente più credito ai ricordi di
Riccardo…. Pochi mesi dopo, il 15 ottobre, Riccardo
replica sulla stessa struttura con Mary Varale e Mario Dell’Oro Boga lungo la
parete est, già tentata dallo stesso Comici con Augusto Corti e la Varale,
ritiratisi per un volo del Comici con fuoriuscita di 5 chiodi.5“Al solco ideale segnato, con aspra fatica, sulla scabra parete
orientale del famoso pinnacolo, è stato imposto il nome significativo di « Via
Littorio » (Il Popolo di Lecco). Da registrare il tentativo di Claudio Cima di “defascistizzare” le
Grigne con la revisione dei nomi, tanto che sulla sua guida Scalate nelle Grigne
– Tamari 1975, proporrà di chiamarla: “via dell’Antifascismo”. A
proposito di fasci littorii: la vicenda
del Fascio sul Costanza è molto curiosa; un piccolo giallo
alpinistico-politico tutt’ora irrisolto. Sempre il Saglio scrive, nella
descrizione generale della
Torre3: ”Sulla vetta è stato eretto un grande fascio littorio di m. 2,50
x 0,50,che spicca rossastro da lontano”. Saglio si riferisce però al
secondo totem; il primo, alto 3 metri e mezzo, era stato portato in vetta nel
’31; il secondo, pitturato di rosso e di un metro più basso, nel ’33, entrambi smontati
in diversi pezzi da assemblare sulla vetta. Da
Lo Scarpone: “Il 5 luglio (1931) tre
cordate formate da Mario
Dall'Oro e Mario Villa, Riccardo Cassin
e Giovanni Riva (CAI Lecco), Vittorio Mambretti, Ferruccio Albonico (CAI Como)
e Mary Varale (CAI Trento) issano il fascio littorio
sulla vetta dopo essere saliti seguendo la via aperta da Dell'Oro-Villa il 28
giugno 1931, ancorandolo con cemento, arpioni e corde di ferro. Oltre che dai
sentieri della Grignetta, il fascio è visibile dai paesi della costa del lago (essendo ricoperto di lamiera zincata che rifletteva i
raggi del sole). Il manufatto era stato gentilmente offerto dalla Varale,
come lei stessa annota nel suo elenco delle ascensioni6.“Torre Costanza
(Grigna), parete nord, prima femminile e seconda assoluta (della via del Boga aperta pochi giorni prima) con trasporto in
vetta dell’emblema fascista da me donato”. Poi, sul finire del ’33, Mary
scrive: “Torre Costanza via Cazzaniga (cioè la Boga): trasporto in vetta
dell’emblema fascista offerto dal segretario politico (del PNF) di Lecco
in sostituzione dell’altro da me offerto che ignoti hanno asportato". E’
però difficile “asportare” (oltretutto, da una grande torre rocciosa, ma,
soprattutto: per farsene cosa?) un affare di lamiera alto tre metri e mezzo; ma
la Mary non ha potuto dire che il grosso feticcio era stato divelto e buttato
di sotto da scalatori con un chiaro intento politico… Immediatamente stigmatizzato
da Lo Scarpone: “Ci sono ancora le mosche rosse?”. L’autore del pezzo fa
riferimento al romanzo “I Cavalieri della montagna” di Sandro Prada, e dall’articolo
traspare chiaramente il tono intimidatorio verso gli autori del sabotaggio. Alberto
Benini fa notare
che non sono molti gli episodi di monumenti al fascismo distrutti in pieno
Regime, anche perché le conseguenze per i responsabili sarebbero state
estremamente serie. Da qui l’importanza di questo gesto; tutto meno che una
goliardata. I racconti degli anni successivi indicano la
matrice antifascista dell’atto, ma i nomi dei temerari sabotatori non sono mai
saltati fuori… La Mary torna sulla vetta nel 1933 per fare da madrina al gagliardetto
del GAFNI – Gruppo Arrampicatori Fascisti Nuova Italia. Da Il Popolo di Lecco: “La
Fiamma dello Sport Club Nuova Italia sulla Grignetta. Domani – 1 ottobre 1933 – fra le ardite guglie della
nostra Grignetta […] una fiamma garrirà al bel sole della vetta di una
delle più caratteristiche cuspidi […]. Sulla vetta della Torre
(Costanza) attorno al grandioso Fascio Littorio innalzato dai nostri soci
nel IX Annuale della Marcia su Roma verrà inaugurato il gagliardettodonato
[…] dal Dopolavoro Lario di Monteolimpino (a cui il Boga aveva
intitolato la sua via sulla Mongolfiera). Madrina sarà la signora Mary
Varale.
Fascisti
su Marte (Foto Arch. Fondazione Cassin)
Sullo stesso giornale
viene poi riportato il resoconto della gloriosa giornata: “Una suggestiva
cerimonia fascista sulla TORRE COSTANZA - Grigna Meridionale 1° ottobre 1933 XI
E. F. Il 28 ottobre 1931 (in realtà: il 5 luglio. Ma il XXVIII Ottobre è
una data troppo importante per i fascisti, e vale qualche piccolo aggiustamento
del racconto) alcuni rocciatori dal fegato sano, appartenenti al « Gruppo
Giovanile Fascista Nuova Italia », (in realtà: GAFNI – Gruppo Arrampicatori
Fascisti Nuova Italia), issavano per disposizione delle gerarchie un Fascio
Littorio di proporzioni eccezionali (metri 3.50 d’altezza e composto di otto
pezzi, tutto in lamiera zincata) sulla vetta della Torre Costanza […]
L’episodio di fede e ardimento ha avuto il suo degno coronamento domenica
scorsa con la inaugurazione — commovente nella sua austerità — del Gagliardetto
che, con gentile atto di fraternità scarpona, il « Dopolavoro Lario » di Monte-Olimpino
ha offerto al forte sodalizio cittadino. Ecco, succintamente, la cronaca della
manifestazione alla quale ha arriso il tempo splendido. Partecipanti 44, divisi
in 11 cordate. (E’ la prima volta, certamente, che un gruppo così numeroso
affronta una scalata giudicata di 4° grado con passaggi di 5°). Presenti: i
presidenti della sezione C.A.I. Lecco e del Dopolavoro Lario e, inoltre, i
rappresentanti, con rispettivi gagliardetti, dei sodalizi cittadini
C.A.I.-S.E.L., Alpina Stoppani, S. O.E.L. e del C.A.O. [Club Alpino
Operaio] e il C. A. I. Pizzo Badile di Como. Il fascio viene
definitivamente abbattuto dopo il 25 luglio 1943.
Note 1 Rivista Mensile
1914 - J.A. Spranger, Sez. di Firenze 2 Gianni Barberi: Grigna - Arrampicate
Grigna Meridionale - SUCAI, prima edizione Luglio 1925 3 Silvio Saglio: Le Grigne, collana Guida dei Monti d’Italia - CAI –
TCI, 1937 4 Riccardo Cassin: In Grigna - Supplemento di Meridiani Montagne a cura di Matteo Serafin, 2007 5 Vita di Club e
Rassegna di montagna 6Alberto Benini: Piccozze rosse e cavalieri
neri in Archivi di Lecco, 2017. Altre notizie in merito alla vicenda del Fascio
sul Costanza sono tratte dalla Rivista Mensile e dal Popolo di Lecco. E' stato consultato inoltre Lo Scarpone.
Presentiamo
le due vie di Saverio De Toffol e Jorge Palacios sul versante ovest
della Torre Costanza, itinerari molto interessanti ed impegnativi.
Chiodi
e qualche fix lungo i tiri e fix alle soste. Inseriamo nella topos
anche la via Gatti, sempre sulla parete ovest, richiodata nel corso del
progetto della Comunità Montana Lario Orientale del 2002, Anno
Internazionale delle Montagne.
Periodo Estate; sole al pomeriggio. Ambiente alpino; attenzione alla meteo: pericolo di temporali improvvisi. Accesso Da Lecco salire ai
Piani dei Resinelli. Oltrepassato il piazzale-parcheggio, si prende la
strada che sale a dx appena prima della chiesetta, svoltando a sx al
primo bivio per scendere all'ex rifugio Alippi, a monte del quale si
dirama a dx una sterrata (via alle Foppe) che porta all'inizio del
Sentiero delle Foppe per il Rifugio Rosalba (n° 9). Parcheggiare molto
più sopra, presso la fonte della Carlanta, per poi scendere a piedi (e
risalire, al ritorno) lungo la strada asfaltata per circa 1km, in
quanto il Rosalba, uno dei rifugi più frequentati delle Prealpi
Lombarde, non ha un parcheggio dedicato! Percorrere il sentiero fino
al bivio per il Sentiero dei Morti, che si segue (ripido e sconnesso),
fino ai cavi che attraversano il canale sotto il Torrione
Cinquantenario. Salire a dx per ripidi prati (tracce) fino alla
forcella posta sotto i resti della vecchia teleferica del Rif. Rosalba.
Da qui parte un comodo sentiero che conduce rapidamente alla base del
versante ovest della Torre Costanza, dove si risale lo stretto canale
fino ad un pilastrino staccato. Salire il caminetto (5m) formato dal
pilastrino, fino ad un golfare 10mm (S0 via Gatti) da cui parte una fissa che traversa su zolle verso dx fino al primo resinato Gatti e, poco più a dx, alla S0 via Sympathy (fix). Per A cavallo della tigre:
proseguire nel canalino fino a poco sotto la forcella Costanza-Cecilia,
poi seguire la corda fissa a dx fino ad un terrazzino sotto una placca
nera, S0 con 1 fix 10mm. 1h 30'.
Relazioni basate sui dati di Saverio De Toffol e Jorge Palacios.
A sx A Cavallo della tigre, a dx Sympathy, foto by Saverio De Toffol
Salita molto bella su muri verticali di ottima roccia, aperta dal basso. È
necessaria una solida esperienza alpinistica, e bisogna saper valutare
la qualità della roccia, oltre ad essere in grado di integrare
efficacemente le protezioni in caso di necessità.
Chiodatura La
via è attrezzata con chiodi normali e numerose clessidre cordonate; 1
fix 8mm su L2. Soste a fix. Portare il casco, due mezze corde da 60m,
friends BD dal 0,4 al 2 e cordini per allungare i rinvii. Martello e
qualche chiodo consigliato, ma non indispensabile.
Primi salitori Saverio
De Toffol, Jorge Leonel Palacios. 1 e 21 settembre 2022. RP Giovanni
Rivolta, a vista. Il nome richiama la dura lotta sullo spigolo, il
dorso di una belva difficile da domare cercando di non usare i fix. A
sx di L1 sale il tentativo (15m) di Giorgio Anghileri su roccia
compattissima.
L1 VII 30m 6 ch., 6 clessidre, 1 fix 12mm di sosta.
Salire di decisione la placca nera verso 2 chiodi, traversare
orizzontalmente a dx ad una clessidra cordonata, proseguire diritti su
bella roccia grigia lavorata fino ad una placca, traversare a sx e
raggiungere una fessura. Al suo termine obliquare a dx ad una grossa
clessidra cordonata e poco sopra raggiungere un terrazzino. Seguire ora
una fessura per alcuni metri, poi obliquare a sx su placchette fino
alla sosta, sotto la direttrice dello spigolo Nord. Roccia ottima. L2 VII+ 37m 16 ch., 1 fix 8mm, 4 clessidre cordonate, 2 fix di sosta.
Salire sul lato dx di un pilastro appoggiato fino all'inizio dello
spigolo Nord. Seguirne il filo fin sotto lo strapiombo, evitarlo sulla
sx e superare una difficile placca raggiungendo una fessura verticale
che riporta sul filo. Traversare ora a dx una placca liscia, fino ad
una zona di roccia grigio/nera più appigliata. Proseguire verso l'alto
per una decina di metri, poi traversare decisamente a sx fino ad una
piccola cengia poco a dx dello spigolo, ove è situata la sosta.
Bellissimo tiro su roccia ottima. L3 IV- 33m 6 clessidre cordonate, 1 grossa clessidra cordonata di sosta.
Obliquare verso dx per qualche metro, poi proseguire diritti. Verso la
fine del pilastro deviare a sx fino alla sosta. Tiro molto divertente
su bellissima roccia lavorata.
Discesa: Salire
brevemente verso sx (sud) fino alla forcella dove esce la Gatti. Da qui
ci si abbassa sul versante Nord (bolli rossi sbiaditi - II), fino al
primo punto di calata con resinati e catena, che si trova sulla dx viso
a valle. Procedere assicurati.
Prima doppia da 25m, seconda doppia da 50m (oppure 3 calate da 25m)
atterrando nei pressi della forcella Costanza-Cecilia. Da qui si scende
nel canalino ritornando alla partenza. Sulle rocce della forcella, a sx
viso a valle, è presente un fix 12mm con maillon, da cui si può
effettuare una doppia da 60m, per poi prendere a ritroso il sentiero in
traverso sui prati che riporta alla forcella sotto la teleferica (vedi
Accesso).
Itinerario
a lungo dimenticato, sulla bella parete ovest della Torre. La prima
parte sale per muretti e svasature, su basse difficoltà e protezioni
ridotte su roccia a tratti delicata, fino alla macchia d’erba e mughi
mediana; non una vera e propria cengia. Da lì supera una larga parete
incisa da una magnifica fessura-diedro rettilinea. Una grandissima
impresa di Mario Dell’Oro, ripresa durante il progetto della Comunità
Montana Lario Orientale nel 2002, Anno Internazionale delle Montagne,
con la richiodatura di un centinaio di vie tra Grignetta e Medale. È
necessaria una solida esperienza alpinistica, e bisogna saper
valutare la qualità della roccia, oltre ad essere in grado di integrare
efficacemente le protezioni in caso di necessità.
Chiodatura Chiodi
e diversi resinati. Soste a resinati. Portare il casco, due mezze corde
da 60m, staffe e cordini, 14 rinvii, dadi e qualche friend medio.
Primi salitori Mario Dell’Oro “Boga”, Giuseppe “Pino” Comi 19 agosto 1932. RP Gerardo Redepaolini “Gerri” nel 1995, a vista e con la chiodatura originale, integrandola con dadi e friends.
L1 V 30m, 2 resinati di sosta.
Dalla S0 aiutarsi con la fissa fino alla parete (primo resinato).
Salire un ripido muretto fessurato, poi più facilmente seguendo infine
una svasatura di buona roccia. L2 IV+ 35m, 2 resinati di sosta.
Superare un bel muretto, poi un canalino sulla dx (roccia delicata)
fino ai mughi. Traversare ora a dx su zolle, fino alla sosta sulla
verticale della fessura che caratterizza la via. Nei primi due tiri
pochissime protezioni: 4 o 5 resinati e un chiodo. Da integrare. L3 V+/A1 o VIII- 30m resinati e chiodi, 2 resinati di sosta.
Salire il muro giallo a scaglie (V+, roccia delicata) per poi seguire
la fessura-diedro verticale e strapiombante di ottima roccia.
Dall’ultimo ancoraggio spostarsi a sx e rimontare brevemente i ciuffi
d’erba con attenzione fino alla scomoda sosta, molto aerea. Uscita di
V+. L4 V 50m un paio di resinati,
più la sosta (chiodi) di Shympaty da utilizzare come protezione
intermedia, 1 fix e 1 resinato di sosta in vetta. Superare lo
strapiombino soprastante poi abbandonare la fessura, intasata d’erba, e
salire verso dx per placche di ottima roccia fino ad un resinato. Da
qui salire a sx ad una forcella, poi per roccette si raggiunge la vetta.
Discesa Scendere
in facile arrampicata tornando alla forcella dove esce la via. Da qui
ci si abbassa sul versante Nord (bolli rossi sbiaditi - II), fino al
primo punto di calata con resinati e catena, che si trova sulla dx viso
a valle. Procedere assicurati.
Prima doppia da 25m, seconda doppia da 50m (oppure 3 calate da 25m)
atterrando nei pressi della forcella Costanza-Cecilia. Da qui si scende
nel canalino ritornando alla partenza. Sulle rocce della forcella, a sx
viso a valle, è presente un fix 12mm con maillon, da cui si può
effettuare una doppia da 60m, per poi prendere a ritroso il sentiero in
traverso sui prati che riporta alla forcella sotto la teleferica (vedi
Accesso).
Salita molto bella su muri verticali di ottima roccia, aperta dal basso. È
necessaria una solida esperienza alpinistica, e bisogna saper
valutare la qualità della roccia, oltre ad essere in grado di integrare
efficacemente le protezioni in caso di necessità.
Chiodatura La
via è attrezzata con chiodi normali, numerose clessidre cordonate e
alcuni fix 8mm su L4. Soste a fix. Portare il casco, due mezze corde da
60m, friends BD dal 0,4 al 2 e cordini per allungare i rinvii. Martello
e qualche chiodo consigliato ma non indispensabile.
Primi salitori Saverio
De Toffol, Jorge Leonel Palacios - 2 giugno e 28 agosto 2022. Il nome
fa riferimento al canalone del Diavolo, che con le sue diramazioni
abbraccia la base della Torre da sud.
L1 VI+ 25m 5 ch., 2 clessidre cordonate, 2 fix di sosta.
Dalla S0 salire diritti per fessura fino ad un rigonfiamento, superarlo
traversando verso dx, quindi proseguire per placca compatta per alcuni
metri per poi traversare a sx ad una clessidra cordonata, da cui si
supera direttamente una bella placca appigliata fino alla sosta. L2 V+ 20m 7 ch., 1 clessidra cordonata, 2 fix di sosta.
Traversare qualche metro a sx, poi diritti su placca verticale con
lame. Arrivati sotto un rigonfiamento traversare a dx, quindi salire in
obliquo sempre verso dx fino ad un terrazzino. Continuare
orizzontalmente a dx per qualche metro, poi salire diritti un muretto
con buoni appigli fino alla sosta. L3 IV+ 35m 4 ch. + chiodi della sosta Bonatti, 9 clessidre cordonate, 2 fix di sosta.
Spostarsi a dx e obliquare lungamente sempre verso dx fino ad un
diedrino, da cui a dx si giunge alla sosta della Via Bonatti (3 ch.).
Continuare pochi metri in obliquo a dx lungo la Bonatti, quindi
abbandonare quest’ultima per salire diritti verso una placca grigia
dove si sosta. Tiro tortuoso; attenzione allo scorrimento delle corde. L4 VII- e A1 35m 7ch., 7 fix, 3 clessidre cordonate, 3 ch. di sosta.
Traversare qualche metro a sx, poi diritti su muro compatto; andare
ancora a sx fin sotto una placca giallo/grigia chiodata a fix. Al
termine della placca superare un tratto obbligatorio con chiodo lontano
(possibile proteggersi con BD giallo da posizionare in un buco). Dal
chiodo traversare orizzontalmente a dx su placca nera compatta, quindi
salire in leggero obliquo verso sx con difficoltà descrescente fino
alla sosta. Tiro tortuoso; attenzione allo scorrimento delle corde. L5 IV 28m 2 ch., 1 resinato, 1 clessidra cordonata, 1fix e 1resinato di sosta.
Traversare 2 metri a dx, poi salire diritti verso una zona appoggiata.
Dal resinato della Gatti andare a dx, salire diritti in placca e
traversare a sx sotto un rigonfiamento oltre il quale si raggiunge la
sosta in vetta.
Discesa: Scendere
in facile arrampicata tornando alla forcella dove esce la Gatti. Da qui
ci si abbassa sul versante Nord (bolli rossi sbiaditi - II), fino al
primo punto di calata con resinati e catena, che si trova sulla dx viso
a valle. Prima doppia da 25m, seconda doppia da 50m (oppure 3 calate da
25m) atterrando nei pressi della forcella Costanza-Cecilia. Da qui si
scende nel canalino ritornando alla partenza. Sulle rocce della
forcella, a sx viso a valle, è presente un fix 12mm con maillon, da cui
si può effettuare una doppia da 60m, per poi prendere a ritroso il
sentiero in traverso sui prati che riporta alla forcella sotto la
teleferica (vedi Accesso).