CIVATE
BLOC - NO CHIPPING
SASSISMO
NEL LECCHESE….SI PUO’?
LETTERA APERTA
SCRITTA IN SEGUITO AI FATTI INTERCORSI NELL'INVERNO 2004/2005
Ormai
è da qualche mese che stiamo divulgando informazioni varie sulla
zona blocchi di Civate e in più ora la notizia è
pubblicata
su ‘PARETI’ n°43, quindi divulgata ad un numero considerevole di
arrampicatori.
Purtroppo però recentemente è accaduto un fatto
abbastanza
increscioso per i boulderisti: qualcuno ha modificato la roccia facendo
saltare via delle concrezioni di quarzite a martellate. Non è
mia
intenzione criminalizzare questo fatto ma far capire all’autore del
gesto
e a tante altre persone la cultura sassista che abbiamo cercato di
seguire
valorizzando questo posto. Chi ha compiuto il gesto sopra citato, ha
voluto
compiere un’azione a fin di bene, mettere in sicurezza un tratto di
roccia
dopo che è saltato via un pezzo di quarzite mentre arrampicava.
Il primo errore compiuto è stato quello di non avvertire i
valorizzatori
di questo posto o almeno ascoltare il parere di altre persone, magari
boulderisti,
che sicuramente gli avrebbero fatto capire cosa stava per fare. Il
secondo
errore, ma non per gravità, è stato quello di paragonare
un masso ad una via in falesia. Una cultura falesistica consente di
“modificare”
la roccia di una via, che generalmente ha un’altezza considerevole,
qualora
ci siano dei presupposti di “sicurezza” da tenere in considerazione (ad
es. disgaggio di pezzi di roccia pericolanti). Su un masso di
quattro
metri, se la roccia non è perfetta, si affrontano dei rischi del
tutto superabili e che comunque ogni boulderista valuta e
affronta
consciamente. A volte capita, mentre si scala sui massi, che un pezzo
di
roccia salti via, ma da questo a far saltare via interi pezzi di roccia
su tutta una linea c’è molta differenza. Quello che vorrei far
capire
è che secondo una cultura “sassista” la roccia è
considerata
sacra è va rispettata anche qualora non sia “perfetta”. I massi
devono essere tenuti integri e solo in casi estremi si può
prendere
in considerazione di “togliere” pezzi pericolanti, ad esempio quando ci
sono schegge di roccia già parzialmente staccate e mobili. Non
abbiamo
l’ipocrisia di voler dettare delle “leggi”, ma cercare di far conoscere
questa cultura che abbiamo cercato di seguire per divulgare il
bouldering
in una zona dove le falesie e le culture annesse la fanno da padrona.
Vorremmo
che si rispettasse questa linea etica e vorremmo condividerla con tutti
voi. L’area blocchi di Civate è una piccola e umile
realtà
e, ne siamo convinti, può diventare una grande realtà di
rispetto tra culture diverse di intendere l’arrampicata libera.
Buona
roccia a tutti.
Paolo Zorloni & Luigi Beri
In seguito
ai fatti qui sopra citati si è deciso di chiamare il blocco
modificato
(masso n°11 al Solarium) “La Vergogna” e gradarlo “n.c.”(non
classificabile)
in quanto risulta essere un valore di difficoltà non più
veritiero e artificioso. Si spera in questo modo che serva da monito
per
altri eventuali tentativi di modificare l’aspetto originale di un masso.
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