Sulla
grande parete che sovrasta la sponda orientale del Lago di Lecco
salgono diversi itinerari di stampo alpinistico, come la via degli
Amici, che nel corso degli anni è stata attrezzata con qualche fix
(evitando la seconda parte, molto complessa), diventando una salita
molto godibile prevalentemente per diedri su roccia buona, spesso
ottima. E’ necessaria
esperienza per le manovre di corda e le calate.
Nota bene: Daniele Chiappa all’inizio del 1974, anno della prima
ascensione della via degli Amici, è stato uno dei quattro Ragni sulla
vetta del Cerro Torre dopo la fantastica prima salita della parete
Ovest. Il periodo era molto vivace, e Daniele ed i sui compagni di
cordata, tutti lecchesi ed alpinisti di altissimo livello, iniziavano a
guardare alle pareti senza vetta nei dintorni della città, in un
momento in cui l’alpinismo stava cambiando profondamente. “Bastava
guardare quelle pareti con la luce del tramonto, per cogliere tra le
ombre proiettate dai diedri le potenziali linee di salita”, amava
raccontare Daniele. Di seguito uno scritto di uno dei primi salitori,
in occasione di un lavoro di manutenzione.
Nell'autunno
del 1974 Daniele e Roberto Chiappa avevano incominciato ad aprire una
via su quella che ora è la Bastionata del lago, cosa insolita per quei
tempi. In quel periodo arrampicavamo spesso insieme e così, quando ci
invitarono a partecipare, Giacomo [Giacomo Stefani] e io aderimmo con
entusiasmo. Ne era venuta fuori una bella giornata in compagnia e una
buona via, almeno nella prima parte, mentre il tratto soprastante, che
si estendeva fino all'altopiano ed era decisamente troppo ingombro di
vegetazione, sarebbe stato ben presto trascurato. Avevamo valutato una
difficoltà di 5,5+, 6 e A2: allora si usava arrampicare con gli
scarponi rigidi, martello e chiodi, all'occorrenza staffe, e tutti, chi
più e chi meno, si era in grado di piantare qualche chiodo. La
crescita della vegetazione e l'abitudine di non portare il martello per
ripiantare un chiodo insicuro, insieme all'evoluzione della moderna
arrampicata libera e allo sviluppo di nuovi mezzi di assicurazione,
hanno causato un'alternanza tra periodi di relativa frequentazione e
momenti di quasi totale abbandono.
Le cose
cambiano nel corso del 2009 Michele
Mandelli, Davide Guerra, Christian Meretto, Claudio Clozza e Claudio
Cendali manifestano interesse per recuperare questo itinerario e, sulla
scorta di una chiacchierata avuta tempo prima con Daniele Chiappa,
cominciano a pulire la roccia dalla vegetazione e attrezzano le soste
con spit e catene di calata. Inoltre raddrizzano il primo tiro lungo un
bel diedro, evitando le fasce erbose percorse in origine. Nel
2012 Ivo Ferrari con diversi compagni piazza alcune corde fisse e
compie a sua volta un grandissimo lavoro di ripristino che lo impegna
per parecchio tempo: ancora pulizia della vegetazione, riassetto dei
chiodi tradizionali, cordoni nelle clessidre, qualche spit qua e là e
molto altro. Immediatamente le ripetizioni si moltiplicano.
2025:
quest'anno è toccato a noi Devo
ammettere che ero sempre un po' sorpreso e anche lusingato nel
constatare che questa via potesse ancora suscitare un certo interesse,
fino al punto da indurre dei volenterosi a sobbarcarsi tanto lavoro per
recuperarla. Così quest'anno, vedendo lo stato in cui versava la via,
Andrea Mariani e io ci siamo messi al lavoro: solita pulizia della
vegetazione, aggiunta di qualche spit, riassetto dei chiodi
tradizionali e due piccole varianti, sempre per evitare le parti più
“vegetali”, che dovrebbero rendere più fruibile il percorso senza però
snaturarlo. Vedremo...
Sergio Panzeri
Periodo Primavera e autunno:
sole intorno alle 12.
Chiodatura La via è
attrezzata a chiodi, fix e clessidre cordonate; soste con fix e catena.
Portare 10 rinvii, qualche cordino, friend BD Camalot dallo 0.2 al 2,
dadi medio/piccoli, 2 corde 60m.
Primi salitori Daniele e Roberto Chiappa, Sergio
Panzeri, Giacomo Stefani, autunno 1974 .
Accesso Da
Lecco seguire il lungolago verso Colico-Sondrio uscendo dalla città.
Dopo circa 2 km, prima di immettersi nella nuova SS36, voltare a dx
sotto le arcate della ferrovia imboccando la stradina che porta a
Pradello e parcheggiare poco dopo sulla sx. Tornati indietro alla curva
d’entrata, seguire un sentiero che rimonta dei gradini e poi va a dx.
Al primo bivio salire a sx nel bosco, attraversare verso dx un tratto
ripido e proseguire ancora in salita e poi con saliscendi sempre verso
dx fino al limite sx della BASIONATA DEL LAGO – ON THE ROAD.
Continuando a dx oltre l’angolo della falesia, si sale brevemente alla
base della parete. 15 minuti.
Ringraziamo
Sergio Panzeri per la relazione
L1-L2 possono essere uniti (attenzione
allo scorrimento). Utile un friend nel diedro su L1.
Su
L4 è consigliabile seguire la variante d’uscita che sta a dx del
diedrino - lama originale; quest’ultimo non è difficile ma è da
proteggere.
In L6 è consigliabile seguire la variante che sale a sx dell’originale.
Ultimo
tiro su roccia polverosa; è attrezzato, ma lo si può evitare.
Discesa
In doppia sulla via. Nel caso di avere raggiunta la S7: calata a S4; da
S4 a S2; da S2 a terra.
Altrimenti, fermandosi a S6: da S6 a S4; da S4 a S2; da S2 a terra.
Nodi in fondo alle corde