GRIGNA MERIDIONALE – LANCIA 1730 m
VIA GIULIO FAE’ o DIRETTISSIMA RUCHIN

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Così Claudio Cima descriveva la Lancia nel suo LE GRIGNE – collana Itinerari alpini, Tamari Editori in Bologna, 1971: “Strana cuspide, la meno appariscente dalla Val Tesa, che effettivamente da NE ricorda la punta di una zagàglia o un kriss malese”... Fantastico Cima!    
La Lancia, guglia di modeste dimensioni e non particolarmente elegante, occupa però un posto di primo piano nella storia dell’arrampicata esplorativa sulle Grigne. Venne salita per la prima volta il 20 settembre 1914 dal milanese di adozione Eugenio Fasana (Gemonio 1886, Milano 1972) con Carlo Prada e Luigi Binaghi, che in quell’occasione “conquistarono” le Cuspidi di Val Tesa battezzandole Campaniletto, Lancia e Torre, e diedero una bella occhiata a distanza ravvicinata alla guglia principale del piccolo Gruppo, il Fungo. Individuata così la possibile linea di salita, Fasana vinse anche il Fungo l’11 ottobre 1914, con Binaghi e Giuseppe Maccagno.
La Lancia è frequentatissima lungo la “via degli Accademici” (Vitale Bramani, Italo Fasanotti e Giovanni Cereghini, 19.10.1924), come ultimo itinerario del rinomato “Giro del Fungo”, e proprio dall’Accademici si può ammirare il diedrino d’uscita della misteriosa Via Ruchin.
Ercole Esposito detto
Ruchin (Calolziocorte, 30.3.1914 – Campanile Italo Balbo o Salame del Sassolungo, 23 settembre 1945), per diversi anni operaio Alfa Romeo, è uno dei massimi scalatori del lecchese, oltre che ottimo alpinista e sciatore, e primo Accademico della provincia di Bergamo (1944). La sua attività su roccia spazia dalle montagne di casa alle Dolomiti e alla Val Masino, oltre a diverse salite con piccozza e ramponi sulle Alpi. Notevoli le nuove ascensioni di Esposito, alcune estremamente difficili per l’epoca1, entrate nella leggenda dell’alpinismo lecchese perché si svolgono su pareti repulsive per la (talvolta presunta) fragilità della roccia. Ruchin utilizzava le moderne tecniche di arrampicata in un mix di delicata “artificiale” e difficile scalata libera, senz’altro favorito in questi precari esercizi dal suo metro e 47 cm di statura, per un peso forma inferiore ai 50 chili.

Riportiamo di seguito la relazione di Saverio De Toffol e Jorge Palacios a seguito della loro ripetizione della Ruchin alla Lancia, rimanendo colpiti dalla concezione moderna della via, in un tempo in cui in Grigna, a parte qualche eccezione (Marinella ai Magnaghi, Gandini al Cinquantenario), le salite seguivano il più possibile i sistemi di diedri e fessure…
Pietro Corti

La relazione si basa sui dati di Saverio De Toffol e Jorge Palacios, che hanno ripetuto “la Ruchin” il 5 settembre 2021. È necessaria una solida esperienza alpinistica per valutare i tratti più delicati e per sapersi proteggere. L’itinerario, infatti, è quasi del tutto schiodato (i pochi chiodi in via sono indicati nel disegno e nella relazione). L’itinerario ha un grande valore storico, ed è meritevole di ripetizione, ma attenzione a non farsi ingannare dai gradi “bassi”: l’impegno globale è piuttosto elevato.

Grazie a Saverio e Jorge per avere condiviso questa loro salita sulle tracce del grande “Ruchin”.

1 Le nuove ascensioni di Ercole Esposito Ruchin

  • Grigna meridionale – Fungo, parete O. Via Antonio Locatelli, con Gentile Butta, 30.7.1939. La via è una delle più temute (e meno ripetute) della Grignetta. È l’esordio di un fuoriclasse.
  • Gruppo del Resegone - Pizzo Daina, parete O. Via Mario Martini, con Gentile Butta, 27.8.1939
  • Grigna meridionale – Cinquantenario, parete NO. Via Lucia, con Gino Valsecchi, 29.8.1939. Una via di cui si sono perse le tracce, probabilmente ricalcata in toto o in parte da altre vie successive.
  • Grigna meridionale - Torrione Clerici, parete SO. Via Luigi De Ponti, con Gentile Butta e Teodolindo Mellesi, 4.9.1939
  • Resegone - Torre CAI, parete SO. Via Aldo Lusardi, con Gentile Butta, 24.9.1939. Una bella arrampicata libera su parete verticale di ottima roccia. 
  • Gruppo del Resegone - Corna Camozzera, parete SO. Via Eros Bonaiti, con Gentile Butta e Italo Neri, 1940 
  • Presolana, parete N. Via Italo Balbo, con Gentile Butta, 29 e 30.6.1940. La prima via del Ruchin su una grande parete.
  • Sassolungo, parete N. Oltre 1000 metri di via nuova, con Gentile Butta, 13 e 14.7.1940
  • Pala del Rifugio, parete O. Via nuova con Felice Mauri ed Emilio Galli, 14 e 15.8.1941
  • Grigna meridionale – Lancia, parete O. Via Faè, con Alfredo Colombo e Luigi Valsecchi, 21.6.1942
  • Val Masino - Punta Fiorelli, parete NE, con Alfredo Colombo ed Emilio Galli, 30.6 e 1.7.1942
  • Gruppo del Resegone - Monte Spedone, parete SO (La Fracia). Via Piero Fiocchi, con Alfredo Colombo, 23.8.1942 in 14 ore. La via sale la grande macchia rossa verticale e strapiombante al centro della notevole parete. Impressionante a vedersi… e a scalarsi, a detta dei pochissimi ripetitori.
  • Corni di Canzo - Corno Centrale, parete NE, con Emilio Galli, 6.9.1942, una delle pochissime vie prevalentemente in libera sulla Parete Fasana.
  • Valsesia - Torrione di Boccioleto, con Gianfranco Ferrari, 15.11.1942 (la paternità di questa ascensione è controversa)
  • Val Realba - Torrione Paolo Cereda (sponda orientale lago di Lecco, poco oltre il Torrione del Lago), con Emilio Galli, 1943. Poderoso pilastro verticale, visibilissimo dalla SS36 e piuttosto inquietante. Ruchin con questa impresa anticipa di qualche decennio la ricerca di strutture di bassa quota ai margini della città.
  • Grigna meridionale - Torrione Fiorelli, parete E, con Emilio Galli e Gentile Butta, 12 agosto 1944
  • Grigna meridionale - Torrione Magnaghi Centrale, parete S, con Gentile Butta, ottobre 1944. Una via avveniristica e di concezione arditissima. Prima ripetizione: Andrea Oggioni, Walter Bonatti e Josve Aiazzi nel 1949, in 7 ore, “essi dovettero fare una piramide umana su staffe all’inizio del secondo tiro, il più difficile” (da LE GRIGNE di Claudio Cima, 1971). Provare a immaginare il contesto: un numero da circo sulla sosta “appesa” sul bordo di una grande pancia strapiombante.

GRIGNA MERIDIONALE – LANCIA 1730 m
VIA GIULIO FAE’ o DIRETTISSIMA RUCHIN

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Periodo
Estate; la parete prende il sole nel pomeriggio.

Chiodatura e note

Sono presenti 6 chiodi, non tutti affidabili. Ogni sosta è stata attrezzata da De Toffol-Palacios con 1 fix, difficilmente integrabile. Per una ripetizione è necessario proteggersi con chiodi e ancoraggi “veloci”. Vengono indicati nella relazione i chiodi piantati (e poi recuperati) da De Toffol–Palacios, mentre nel disegno sono indicati i chiodi in via. Non sono specificate le protezioni veloci utilizzate. Roccia delicata su L1; per il resto è generalmente buona, ma sempre da verificare con attenzione.

Portare una decina di chiodi di varie misure, friends BD dal 0.2 al 3, staffe e cordini.


Primi Salitori

Ercole Esposito Ruchìn, Alfredo Colombo, entrambi della sottosezione CAI del dopolavoro aziendale Alfa Romeo, e Luigi Gino Valsecchi del CAI Lecco; 21 giugno 1942. La via è dedicata al caposquadra Giulio Faè, all’epoca ex-consigliere del dopolavoro Alfa Romeo di Milano. (Note prese da: RUCHIN – STORIA DI UN PICCOLO GRANDE ALPINISTA, Alberto Benini e Ruggero Meles. CAI – SEZ. “ERCOLE ESPOSITO” CALOLZIOCORTE 1995). Alfredo Colombo e Gino Valsecchi sono i primi salitori della bellissima via al Sigaro del 1939. Insomma: una cordata di prim’ordine.

Accesso
Oltrepassato il piazzale dei Piani dei Resinelli si prende la strada che sale a dx appena prima della Chiesetta, continuando diritti al primo bivio. Seguendo sempre le indicazioni Alta Via delle Grigne si procede lungo la Via Caimi, tenendo la dx ai successivi bivi. In ultimo salire a sx raggiungendo uno spiazzo sterrato presso l’acquedotto (grande difficoltà di parcheggio nei fine settimana), dove si prendere il largo sentiero sulla sx che, sfiorando un vallo paramassi e oltrepassando alcune reti, giunge ai piedi del Canale Caimi. Da qui seguire la Direttissima (n° 8) che obliqua lungamente a sx fino ai gradoni rocciosi con catene che portano al Caminetto Pagani. Salite le scale del Caminetto, si procede inizialmente in discesa e poi con traversi e saliscendi su terreno esposto (catene) fino alla conca del Canalone dei Piccioni. Appena oltre la selletta sulla sponda opposta, si lascia la Direttissima scendendo a sx (indicazioni "Torre-Fungo-Lancia") per ripide tracce fino al ripiano alla base del Campaniletto. Da qui scendere ancora e traversare (un tratto molto infido ed esposto) fin sotto lo spigolo della Torre dove inizia la Via Corti (un ancoraggio resinato), poi salire qualche metro su roccette raggiungendo la Forcella Lancia-Campaniletto. Ore 1,30.

Scendere un paio di metri sul versante opposto e traversare a sx faccia a valle (procedere assicurati) fino ad un fix 12mm con maillon, più o meno sotto la direttiva della sosta di partenza della normale alla Lancia. Con una doppia da 30m si raggiunge un fix 12mm con maillon: inizio via Ruchin. P.S. Con un'altra doppia da 30m è possibile raggiungere la partenza della via Erika al Fungo.
 
Il tracciato della via Ruchin alla Lancia

La parete ovest della Lancia con il tracciato della via Ruchin e delle calate di accesso.
1^ calata fino alla partenza della via Ruchin
2^ calata per accedere alla via Erika al Fungo (alternativa all’accesso a piedi).

Foto Saverio De Toffo



DIRETTISSIMA RUCHIN o VIA GIULIO FAE’ 75m 4L V/A1

L1 V/A0, 15m. 6 ch. piantati, di cui 5 recuperati e 1 lasciato. 1 fix di sosta. Dalla S0 risalire per qualche metro il canale di discesa, poi con un breve traverso a dx portarsi sulla parete e salire diritti verso una stretta erosione gialla friabile. Seguirla fino ad una rientranza giallastra ad arco, e traversare orizzontalmente a dx su esigua cengia verso un evidente spuntone dove si sosta.

L2 V/A1, 15m. 2 ch. già presenti (lasciati), più 4 ch. piantati e recuperati. 1 fix di sosta. Traversare orizz.  a dx oltre lo spuntone, scendere un metro, quindi salire in obliquo verso dx fino all'inizio di un vago diedrino rovescio strapiombante (trovato 1 ch., in pessime condizioni). Risalire il diedrino fino all'incontro con il tetto (trovato 1 ch., probabilmente originale, apparentemente in buone condizioni) e uscire in obliquo a dx, fino ad un piccolo ripiano erboso dove si sosta. Roccia buona fino al tetto, poi mediocre. Nota: la via originale (come appare dalle fotografie d’epoca) dalla S1 sale diritta su muro compattissimo, obliquando poi verso il tetto. E’ il tratto più difficile della via, evitato nel corso della ripetizione.

L3 V, 15m, 1 ch. piantato e recuperato. 1 fix di sosta. Salire verso sx su facili gradoni fino ad un ripiano sotto una breve fessura, che si sale fino al termine. Obliquare poi verso dx su bella placca, al cui termine si raggiunge la sosta su una piccola cengia. Roccia generalmente molto bella.

L4 V/A0, 30m. 3 ch. già presenti (lasciati), più 4 ch. piantati e recuperati. Catena di sosta. Salire diritti per qualche metro fino sotto un leggero rigonfiamento, superarlo sulla sx per poi rientrare a dx sopra di esso. Proseguire diritti fin quasi in prossimità della cresta sud dove passa la via degli Accademici (trovato 1 ch. apparentemente buono). Da cui si traversa a sx in leggero obliquo fino all'inizio di un vago diedro (dove sono stati trovati 2 ch., uno buono, l’altro in cattive condizioni) che si risale fin sotto la cuspide terminale. Spostarsi alcuni metri a dx fino alla catena di sosta della via degli Accademici. Roccia generalmente molto bella e compatta.

Discesa: Lungo il camino della via normale, verso la Forcella Campaniletto-Lancia. Prima calata da 25m alla S1 della normale; poi un’altra calata da 25m alla S0, alla partenza della normale. Spostarsi su una stretta cornice (procedere assicurati) fino alla Forcella Campaniletto-Lancia.

Ercole Esposito Ruchin (a sinistra) con Emilio Galli – Archivio MOdiSCA – Fondo Emilio Galli
Ercole Esposito Ruchin (a sinistra) con Emilio Galli – Archivio MOdiSCA – Fondo Emilio Galli

Il superamento del tetto della via Faè – Archivio MOdiSCA – Fondo Emilio Galli Il superamento del tetto della via Faè – Archivio MOdiSCA – Fondo Emilio Galli

Il superamento del tetto della via Faè – Archivio MOdiSCA – Fondo Emilio Galli
Scalatore a sx (Ruchin?): notare il cinturone con appesi chiodi e moschettoni



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