GRIGNA MERIDIONALE - PRIMO MAGNAGHI 2040m parete Ovest: storie…


Sul massiccio TORRIONE MAGNAGHI MERIDIONALE o PRIMO MAGNAGHI in Grignetta, si sono succedute numerose generazhioni di scalatori, con i loro sogni e la loro tecnica, a partire dalla prima ascensione su roccia della montagna: la parete est del Torrione Magnaghi Meridionale, il 15 aprile 1900, per quella che diventerà la via comune. 120m circa, II/III grado. 
In quel momento, il vero problema era fare il “gran salto” per abbandonare il sentiero e salire su una parete di roccia. Oggi sappiamo che la via è una gradevole scalata su ottimi appigli, ma proviamo a identificarci nei componenti della cordata, dove la corda aveva più che altro una funzione decorativa: Giacomo Casati (C.A.I. sez. di Milano), Emilio Buzzi e Giovanni Ghinzoni. Una guardinga progressione sulla placconata, se non altro sufficientemente ruvida per fare buona presa sulle calze o i piedi nudi… Si tratta di una congettura, ma è improbabile che fossero saliti con le scarpe ferrate. Obiettivo, conquistare la vetta del poderoso complesso roccioso. Peccato che, arrivati sotto il masso alla sommità del primo risalto, il Primo Magnaghi, si trovano ad un punto morto: una profonda breccia, al di là della quale una paretina compatta appare insuperabile. Intanto sopra di loro, sulla vetta alla quale puntavano (che si rivelerà la sommità del Secondo Magnaghi), gli amici Luigi Colombo ed Anacleto Mariani, saliti dal versante nord di II e III grado, li salutano allegramente. Probabilmente facendosi beffe di loro rumorosamente.

L’anno successivo, a maggio, il Casati è ancora lì, determinato a chiudere il conto. Lo accompagnano Giuseppe Gugelloni e Alessandro Bossi. Alla breccia trovano Angelo Rossini, Giuseppe Brambilla e Gian Battista Robbiati, tutti del C.A.I. Milano, tutti con lo stesso obiettivo. Sarà una coincidenza, ma, secondo la guida del Saglio 1937, a gennaio (strano periodo per gironzolare da quelle parti) il Brambilla e il Robbiati, insieme a Felice Redaelli, avevano effettuato la traversata da nord a sud, scendendo dalla paretina lungo una corda (a braccia; Dulfer e Piaz non avevano ancora inventato la tecnica di discesa in corda doppia) ancorata ad un solido chiodo. Una ricognizione dall’alto?
Comunque, in quel momento nessuno sgomita per prendere il comando della cordata; quindi parte il Casati. Il passaggio si rivela un osso molto duro: verticale, su “appigli minutissimi” (secondo il racconto originale) per almeno 4 o 5 metri, con un ardito allungo finale. Un capolavoro... Vietato volare.
Il “Traversino”, così il passaggio verrà conosciuto dalle decine di migliaia di scalatori che lo percorreranno nel secolo (e oltre) successivo, verrà classificato di IV+, e per qualche anno sarà il più duro delle Prealpi lombarde; ma allora non era ancora stata inventata la scala delle difficoltà.
Il 1901 è anche l’anno della prima discesa esplorativa della Cresta Segantini in Grignetta da parte del formidabile Casati, il 13 giugno, agganciando di volta in volta degli spezzoni di corda sopra i salti più ripidi, tagliandoli dal rotolo che si portava in spalla. Viene seguito a ruota, un mese dopo, da Giuseppe (Joseph) Dorn. Un altro grande pioniere milanese, che a settembre sale lo spigolo sud del Primo Magnaghi, salendo a un dipresso della cresta (infatti la via si mantiene sulla destra per rampe, paretine e fenditure di ottima roccia). Lo Spigolo Dorn (III e IV) diventerà una salita di riferimento in Grignetta, e dovrà attendere qualche anno prima di venire ripetuta. 
    1914, 16 maggio, Eugenio Fasana, Abele Miazza, Armando Venturoli e Attilio Del Vecchio, partono col treno da Milano e salgono a pernottare al rifugio S.E.M. Il giorno dopo, guidati dal Fasana (eccezionale scalatore; nel 1910 aveva salito con Edoardo De Enrici una incredibile via nuova sul Corno Centrale di Canzo sfiorando, ovviamente senza assicurazione alcuna, l’odierno VI grado. Da non confondere con il 5c) ripetono lo Spigolo Dorn aprendo una bella e difficile variante diretta, che diventerà l’Albertini. Un robusto IV. Al termine delle difficoltà una inspiegabile tragedia: precipitano in tre nel Canalone Porta, 150 metri più sotto. Il Fasana, che si era temporaneamente slegato dal gruppo, scende sotto shock a cercare aiuto. L’evento turba profondamente l’ambiente alpinistico milanese, e non solo, ma non ferma le esplorazioni.
A settembre il terribile Erminio Dones ed il giovanissimo Carlo Castelli (il primo scalatore lecchese), conquistano l’inviolato Ago Teresita in Grignetta con lanci di corda, piramidi umane e un notevole uso di chiodi per superare i passaggi più duri (ed espostissimi), ma senza alcuna pretesa di “assicurazione”. L’uso del moschettone era ancora poco comune. Poi, nel 1915, il Sigaro.
Sono le prime vie della Grigna dove l’utilizzo del chiodo è determinante. Vince il pragmatismo alpinistico longobardo che, pur con un occhio, almeno formale, all’etica del tempo, non disdegna  l’utilizzo delle tecniche più avanzate per venire a capo del problema. Stava scoppiando la guerra…. Ci si doveva preoccupare di qualche chiodo?
Qualche settimana dopo, con Fasana già al Fronte, arriva l’exploit del Dones e Angelo Vassalli, il giovane figlio dei gestori del rifugio Porta, che salgono la grande spaccatura obliqua sulla ovest del Primo Magnaghi, già molto corteggiata. L’inizio strapiombante del camino è stato vinto con un lancio di corda: usando nella parte inferiore una corda fissata a un appiccicagnolo in seguito al lancio di una funicella da una cortina rocciosa prossima alla parete (Saglio 1937). La relazione originale scritta dal Vassalli però non ne fa cenno, anche se poi scrive di corde recuperate durante la discesa. Si legge invece di un gran uso di chiodi e di un Vassalli che sale da primo, mandato “davanti” dallo scaltro Dones che voleva sfruttarne l’agilità della giovinezza. I due scendono per la stessa via, anche questa impresa notevolissima, recuperando man mano corde chiodi, che buttano di sotto! La Spaccatura Dones verrà ripetuta da Vitale Bramani (il signor Vibram…), sicuramente senza lanci di corda, nel 1917, a diciassette anni. Angelo Vassalli invece, partito per il Fronte, morirà quasi subito falciato da una mitragliatrice austriaca.
Arrivano gli anni ’30, l’epoca d’oro del sesto grado lecchese, quando scalatori operari, alcuni giovanissimi, tra cui la macchina da guerra Riccardo Cassin, risolveranno alcuni dei maggiori problemi alpinistici delle Alpi (quindi con valenza mondiale, all’epoca) scrivendo le prime, fondamentali ed entusiasmanti pagine della storia alpinistica lecchese. Germano Gigi Vitali (che ispirerà il nome dei “Ragni”), Angelo Angiul Longoni, Pierino Vitali Terramatta, martire Partigiano, Mario Galbusera, Andrea Invernizzi, Ugo Tizzoni e il Vittorio Panzeri Cagiada (da “cagliata”; l’origine del soprannome è dibattuta) autore di due vie sulla parete, tra cui la Marinella. Inutile lanciarsi in astruse interpretazioni su come avesse potuto superare il secondo tiro originale della via. Dopo i primi metri, i più difficili, praticamente sprotetti, le difficoltà scemano ma rimane l’impossibilità di chiodare. Alternative non ce ne sono: o su o giù, a gran velocità. Il Cagiada va su, e gli va bene.
Per finire, alcune vie della parete portano i nomi assai rinomati per l’alpinismo italiano: Walter Bonatti e il compagno Camillo Barzaghi, Angelo Pizzoccolo e Vasco Taldo. Il resto è storia contemporanea, con un Eugenio Pesci da sempre molto attivo sulle pareti lecchesi…

Pietro Corti


GRIGNA MERIDIONALE - PRIMO MAGNAGHI 2040m parete Ovest
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Presentiamo un aggiornamento della situazione (abbastanza intricata) della parete ovest, descrivendo nel dettaglio le vie moderne, e dando le notizie principali per le classiche, già supportate (quasi tutte) da un’ampia documentazione. Un paio di vie sono state aperte parzialmente o interamente dall’alto, uno stile che a nostro avviso stona con la storia del luogo, ma tant’è. Per le informazioni specifiche, vedi le singole relazioni. Portare sempre il casco.

Periodo

Estate. La zona è nebbiosa e la parete è in ombra fino al pomeriggio. Può capitare quindi di doversi coprire a dovere anche nei periodi più caldi. Occhio alla meteo: pericolo di temporali improvvisi.

Chiodatura
Mista a chiodi, fix e resinati. Vedi le singole relazioni, anche per il materiale consigliato. Portare due corde da 60 metri, codini, fettucce, e il casco.

Attenzione
Si avverte che in generale si tratta di salite prevalentemente di stampo alpinistico (alcune decisamente severe), tutte da affrontare con esperienza nelle manovre di corda e la capacità di valutare la distanza tra le protezioni, e quando o come sia il caso di proteggersi. Si raccomanda inoltre di valutare attentamente il tipo di roccia.

Primi salitori
Vedi le singole relazioni

Accesso

Oltrepassato il piazzale dei Piani Resinelli si prende la strada che sale a dx appena prima della Chiesetta, continuando diritti al primo bivio. Seguendo sempre le indicazioni Alta Via delle Grigne si procede lungo Via Caimi tenendo la dx ai successivi bivi. In ultimo salire a sx raggiungendo uno spiazzo sterrato presso l’acquedotto. Alla sua dx si imbocca il sentiero della Cresta Cermenati (n° 7) fino alla deviazione del Traverso dei Magnaghi (n° 3) che si segue a dx tagliando un costone erboso. Giunti in vista dei Magnaghi il sentiero oltrepassa ripidi canali ghiaiosi con tratti su roccette (attenzione), fino ad un ripiano con massi nel Canalone Porta. Da qui risalire il Canalone lungo una traccia con bolli rossi fin sotto al SIGARO DONES, per poi proseguire nel canale superando facili placche adagiate raggiungendo man mano l’inizio dei diversi itinerari. Ore 1,30-1,45.

1 VIA VITALI LONGONI
Germano Gigi Vitali, Angelo Angiul Longoni. 7.9.1941
110m – 3L compresa la L1 della RIZIERI al Sigaro
VII (VI- obb.)
P3 – 12 rinvii, scelta di dadi e friend. Protezioni a chiodi e resinati, da integrare. Soste a resinati. Itinerario meritevole e severo, su roccia molto buona.

Dalla S1 della Rizieri al Sigaro spostarsi a sx ad un ripiano, poi salire qualche metro alla S1bis sulla Forcella del Sigaro. Superare un diedrino compatto, poi raggiungere una spaccatura al cui termine si traversa a sx alla S2. Oltrepassato l’atletico strapiombino soprastante, si prosegue per una lunga fenditura obliqua su difficoltà minori (IV e V) ma con scarse protezioni, da integrare.

2 IL CHIODO DEL BIGIO
Bruno Quaresima, Eugenio Pesci, in più riprese. Terminata il 24.8.2003
150m – 5L
7a (6b obb.)
P2/P3 - 14 rinvii, dadi e scelta di friend piccoli/medi. Chiodatura a fix, in un tratto distanziata e non facilmente integrabile su L3. Via discreta, con passaggi interessanti. Roccia nel complesso buona con qualche tratto delicato.

L1 6a   35m Ripido pilastrino con brevi tratti su roccia delicata
L2 7a   40m Entrata di dita e passo di decisione. Poi continuità su muro a tacche ed ostico strapiom
bino,                  uscendo per rocce più articolate. Diversi passi su scaglie: un po’ di attenzione
L3 6a+ 30m Muretti verticali e strapiombino, con un tratto chiodato lungo
L4 5b   25m Placche compatte verso sx incrociando la Panzeri; S4 facoltativa sotto la cresta
L5 6a   15m Spostarsi a sx e raggiungere la cresta

3 VIA PANZERI
Vittorio Panzeri Cagiada, Mario Galbusera, Andrea Invernizzi. Agosto 1935
130m – 5L
VII+ (V+ obb.)
P2/P3 – 12 rinvii, qualche dado e friend. Protezioni a chiodi e resinati, eventualmente da integrare. Soste a resinati.
Via rinomata, su roccia prevalentemente molto buona/ottima.

Inizia all’ingresso del breve corridoio tra Sigaro e Primo Magnaghi; salire una serie di spaccature uscendo per un bel diedrino alla S1. Superare uno strapiombino e, poco sopra, obliquare a sx con passaggi poco intuibili alla scomoda S2. Entrare a dx in uno stretto diedrino e passare il tetto lungo una faticosa spaccatura; poi più facilmente ad una cengia. A dx rimontare la placconata che si sale con magnifica arrampicata tendendo leggermente a sx; proseguire poi su placche adagiate fino alla cresta. Da qui è possibile scendere subito (vedi disegno), oppure si raggiunge la vetta lungo la cresta Sud (80m, 2/3).

4 VIA ANNA
Giuseppe Bianchetti, in più riprese e in parte dall’alto. Terminata nell’autunno 2002
150m – 6L
7b (5c obb.)
P2 - 14 rinvii, qualche dado e scelta di friend piccoli/medi. Chiodatura a fix relativamente ravvicinata fino alla S3; poi da integrare. Soste a fix. Via molto forzata, con passaggi di difficile interpretazione.  

L1 6a  30m Al primo resinato della Panzeri, spostarsi a sx e salire dei risalti ed un muretto tecnico
L2 7b  15m Duro boulder d’entrata su muretto di dita, poi spigolino verticale. Evitando i passi iniziali (partendo sulla Panzeri e rientrando poco sopra a sx), la difficoltà è sul 6c
L3 7a  30m
Aggirare a sx il tetto in grande esposizione ed alzarsi con movimenti difficili su tacchette, uscendo per muretti strapiombanti con buone prese; in ultimo proteggersi. Giunti alla S3 salire pochi metri alla S3 bis, in comune con la Panzeri
L4 5a  30m
Superare la bella placconata partendo su una lama
L5 5b  30m Ancora per placche compatte fino ad una sosta sotto la cresta
L6 6a  15m Spostarsi a sx e raggiungere la cresta. Tratto in comune con l’itinerario precedente

5 FRAGILMENTE
Paolo Serralunga con l’aiuto di Mario Vanni, Francesco Sportelli e Christian Ayala, in più riprese. Terminata il 13.7.2019
120m – 3L
7a/A1 (6c/6c+ obb.)
P3 - 15 rinvii, una serie di friend, da quelli piccoli al #3 BD. Chiodatura: L1 fix Inox 10mm ed una clessidra - L2 un chiodo poco sopra la S1 – L3 piccola clessidra.
La seconda e terza lunghezza quindi sono quasi interamente "Trad", mentre le soste erano già esistenti. I primi salitori non hanno aggiunto materiale per non creare confusione con le altre vie. Roccia nel complesso buona/ottima.

L1 7a/A1 60m
Inizia pochi metri a dx della Spaccatura Dones. L
unghissimo tiro che termina ad una cengia, primo punto di riposo naturale. Salire un breve zoccolo di circa 5m fino ad un terrazzino, al di sopra del quale si vede il primo fix.  Dopo qualche passo ingaggioso su un bombè, inizia un muro compatto leggermente strapiombante con piccole prese, per ora in A1 (probabile difficoltà in libera molto elevata). La parte finale del tiro, su roccia articolata, è da proteggere senza particolari problemi; è presente un cordino in clessidra, che indica la direzione. È consigliabile usare rinvii lunghi o sfalsare le mezze corde nei primi 4 fix del tiro per limitare gli attriti.

L2 6b  27m
Muretto con un chiodo poco sopra la S1, poi si segue una fessura proteggendosi con i friend fino alla sosta de L'anima delle nuvole.

L3 6b 33m
Inizia tra la L'anima delle nuvole e la sua variante di destra, mantenendosi tra le due linee di fix. La direzione viene data dal cordino lasciato attorno alla piccola clessidra sopra il primo bombè. Si usano protezioni veloci per tutto il tiro (non facili da posizionare nella prima parte), superando dapprima una placca, poi un bombé e il successivo muretto, fino ad arrivare per roccia più articolata alla sosta della variante di destra de L'anima delle nuvole

Nota: nella seconda metà di L3 si passa vicino a un fix con cordone in posizione isolata (non utilizzato come protezione in apertura) che non sembra far parte di alcuna via, ma è piuttosto sembrato un ancoraggio usato da altri in precedenza per lavori di chiodatura.

6.SPACCATURA DONES
Erminio Dones, Angelo Vassalli. 1915
160m – 5L
VI+ (VI- obb.)
P4 – 12 rinvii, dadi e friend assortiti; eventualmente una piccola scelta di chiodi per le soste. Chiodatura tradizionale (non abbondante) e datata nei primi due tiri, poi quasi nulla! S1-S2-S3 su chiodi (la S3 su un solo chiodo!), le altre da attrezzare. Itinerario storico (e molto severo); un exploit di assoluto rilievo all’alba della Prima Guerra mondiale, lungo la profonda spaccatura obliqua della parete Ovest.  

Inizia in un camino strapiombante e continua nel colatoio con strozzature impegnative; roccia buona. Ultimi tre tiri più facili ma su roccia talora delicata. Usciti in cresta, seguirla per 40/50m fino in vetta.

7 L’ANIMA DELLE NUVOLE (dedicata a Lorenzo Lore Mazzoleni)
Pietro Buzzoni, Eugenio Pesci. Ottobre 2009
130m – 5L
6c (6a+ obb.)

P3 - 12 rinvii, dadi piccoli e friend fino al #0.75 BD Attrezzzatura a fix e qualche chiodo; da integrare. Roccia da buona a ottima ed arrampicata varia con tratti tecnici talvolta chiodati piuttosto lunghi.

L1 6c  20m
Parte circa 20m sotto la Clara, presso un fix sulla caratteristica placca nel canalone Porta, alla base del grande strapiombo che caratterizza il lato sinistro della Spaccatura Dones. Traversare 5m in strapiombo (roccia ripulita e chiodatura ravvicinata) poi muro verticale e traverso obbligato in placca su roccia ottima (e chiodatura lunga).Raggiunto lo spigolo, molto esposto, si supera uno strapiombino fessurato per sostare su un aereo terrazzino
L2 5c  20m
Seguire la costola soprastante fino ad una clessidra cordonata, da cui si attraversa a dx, incrociando Spaccatura Dones. Proseguire verso dx su facili gradoni fino ad una cengia. Divertente arrampicata su solida roccia lavorata; chiodatura essenziale, ben integrabile
L3 6a  35m
Muro compatto verticale a buchi con arrampicata di continuità su ottima roccia. Chiodatura lunga, difficilmente integrabile
L4 6b  20m
Placca compatta, tecnicissima per i piedi, poi verso sx (più facile ma con passi obbligati), uscendo per un risalto strapiombante più fisico fino ad una nicchia. Da qui a dx a rimontare lo strapiombo per una buona fessura, fino ad un comodo terrazzino. Roccia ottima
L5 6a  35m
Lungo una fessura fino ad una placca compatta che si sale fino ad un tettino; superarlo,
poi per una larga fessura si raggiunge la sosta, poco prima della cresta. Roccia ottima e chiodatura a tratti lunga

Possibile discesa lungo La stessa via dalle soste attrezzate (molto impegnativa): dalla S5 alla S3 con una lunga calata obliqua con tratti strapiombanti. Passare qualche rinvio per non perdere contatto con la parete e fare attenzione al recupero delle corde. Dalla S3 alla S1, e da qui a terra con una calata completamente nel vuoto. Corde da 60m

7A VARIANTE
Eugenio Pesci (dall’alto) 
L1 6a 35m Dalla S3 salire sulla destra su placche ripide fino in cresta
 

8 IN MY LIFE
Eugenio Pesci, dall’alto. 2015. Prima salita dal Basso: Eugenio Pesci e Giovanni Chiaffarelli. Prima libera: Maurizio Icio Ballabio
140m – 4L
7c/7c+ (6c obb.)
P2/P3 - 20 rinvii, friend piccoli. Attrezzatura a fix, con alcuni tratti “lunghi”. Itinerario forzato dall’alto (incrocia la Clara in due punti) che, insieme alla via Anna, stona con la storia del luogo.

L1 7c/7c+ 40m Lungo tiro inizialmente strapiombante, di continuità
L2 4a       20m Traversare a dx, sostando oltre la Spaccatura Dones, 2m a sx de l’Anima delle nuvole
L3 7a+     30m Entrata molto dura, poi si segue un pilastrino più facile (intorno al 6a)
L4 6c       45m Lunga placca tecnica su ottima roccia uscendo in cresta. Primo fix alto

9 VIA CLARA
Walter Bonatti, Camillo Barzaghi. 1949
140m – 5L
VII+ (VI- obb.)
P3/P4 - 16 rinvii, qualche dado/friend ed eventualmente una piccola scelta di chiodi. Chiodatura datata, relativamente abbondante su L1, poi molto rarefatta. Soste su chiodi, da verificare ed eventualmente rinforzare, a parte la sosta in comune con la Graziella. Itinerario molto interessante ed impegnativo con tratti delicati nel primo tiro, poi la roccia diventa da buona a ottima.  

Inizia a dx della Graziella su una scaglia friabile, a cui segue un diedrino giallo ed un difficile traverso a dx su una cornice spiovente; S1 su clessidra; da rinforzare (ev. unire al breve tiro successivo; attenzione allo scorrimento). Salire verso sx più facilmente, S2, aggirare lo spigolo a sx e seguire un diedrino ad arco (S3 originale); superare lo strapiombino con buoni appigli e proseguire su belle placche avvicinandosi alla Graziella, uscendo con quest’ultima. La linea della via sopra lo strapiombino non è ben definita, vista la scarsità di chiodi, e quasi coincide con la Graziella.   

10 VIA GRAZIELLA
Angelo Pizzoccolo, Vasco Taldo. Gennaio 1969
130m - 4L
V+ (obb.)
P2/P3 – 12 rinvii, qualche dado e friend.
Protezioni a chiodi e resinati, eventualmente da integrare. Soste a resinati. Scalata molto piacevole con bellissimi passaggi su roccia buona/ottima. 

Salire una evidente spaccatura con entrata impegnativa. Dalla S1 salire la fessura a dx fin sotto il tettino, che si aggira a sx su buoni appigli; rimontare una cornice e spostarsi a dx alla S2. Risalire la placconata (un tratto su fessura con passi atletici), uscendo in cresta a poca distanza dalla vetta.

11.VIA MARIO TODESCO
Angelo Pizzoccolo, Vasco Taldo. 9.3.1969.
160m – 6L
VII+ (VI- obb.)
P3 – 16 rinvii, qualche dado e friend; piccola scelta di chiodi. Chiodatura tradizionale, da verificare. Itinerario impegnativo, percorso molto di rado ma con passi interessanti su roccia buona, con qualche tratto delicato. Si tratta in realtà di varianti dirette alla Marinella.

L1 in comune con la Graziella, poi si continua nella spaccatura (IV/V) fino al terrazzo della Marinella. Salire la var. Gogna ed il diedrino del tiro successivo (Marinella), proseguendo diritti mentre la Marinella traversa a sx. Raggiunta la sosta, si sale a dx della Marinella superando un tettino sulla dx, e traversando più sopra verso sx sotto degli strapiombini, uscendo per la Marinella.

12 IL SOL DELL’AVVENIR
Gerardo Gerri Re Depaolini, Eugenio Pesci. 15 e 16.9.2002 
110m – 5L
VII (VI+ obb.)
P3 - 12 rinvii, dadi, friend e tricam medio-piccoli. Attrezzatura mista a fix e chiodi (anche alle soste), da integrare.
Via severa, molto interessante, su roccia generalmente buona – ottima.

L1 VII  20m Inizia a dx di una rientranza oltre la Graziella, e supera una placca compatta con protezioni lontane
L2 VI+  25m
Spostarsi a dx, salire a un fix e quindi ad un chiodo; alzarsi ora verso sx su roccia compatta (tratto da proteggere con un friend; spit successivo non visibile) traversando infine a dx ad un diedro
L3 V+  25m
Seguire il diedro superando il tettino che lo chiude, poi obliquare a dx alla sosta
L4 VI   25m
Salire verso sx, uscendo per un pilastrino sul bordo dell’incavo di un’antica frana
L5 IV   15m Salire più facilmente alla cresta sommitale

13 VIA MARINELLA
Vittorio Panzeri Cagiada, Pierino Cattaneo, Ugo Tizzoni. Giugno 1933
Variante:
Alessandro Gogna, Gianni Calcagno 1968
110m – 5L
VII- (obb.). Oppure, seguendo la variante Gogna: VI+(V+/VI obb.)

P2/P3 – 12 rinvii, qualche dado e friend. Protezioni a chiodi, abbastanza buoni, comunque da verificare. Attrezzatura soste mista: chiodi, fix e resinati. Una delle salite in assoluto più importanti della Grignetta, aperta con grande intuito e coraggio dal fuoriclasse Panzeri su una parete compattissima, collegando le zone arrampicabili con astuti traversi. Il secondo tiro originale, molto difficile e con scarsissime protezioni, è stato evitato, 35 anni dopo, dalla più facile Variante Gogna.

Inizia in una spaccatura-diedro che dal Canalone Porta sale ad un terrazzo. Il tiro (poco percorso) è evitabile proseguendo nel Canalone e, oltrepassata una strozzatura, si abbandona il canale per seguire una facile rampa sulla dx fino al terrazzo della S1. Da qui salire la Variante Gogna che supera una placca, traversa a dx e sale un diedrino ed uno strapiombino, S2. Diritti in un diedrino fin sotto gli strapiombi (la Mario Todesco a questo punto sale diritta); aggirare lo spigolo a sx e traversare in leggera discesa alla S3 con resinati e catena. Spostarsi a sx, alzarsi qualche metro ed effettuare il secondo traverso, a dx, con impegnativi passi obbligati. Dalla S4 salire diritti su roccia a tratti delicata (V+/VI-, pochi chiodi), uscendo per una fessura.

Via originale: dal terrazzo della S1 scendere qualche metro a dx e salire su parete verticale e compatta, per poi rientrare verso sx alla sosta. All’inizio VI+/VII-, poi V/V+ (improteggibile). Il tiro conta pochissime ripetizioni, che hanno confermano l’impegno tecnico e psicologico e la difficoltà ad integrare le poche protezioni esistenti: solo 4 vecchi chiodi di cui 2 vicinissimi.
 
14.NASTASSJA KINSKI
Eugenio Pesci, Giovanni Rivolta. 1989.
90m – 3L
7a (6b+ obb.)
P2 – 12 rinvii, qualche dado e friend piccolo. Ancoraggi e soste a resinati. Bella via di stampo sportivo sul liscio e fresco pilastro Nordovest, piuttosto “ingaggiosa”, con difficili passi obbligati.

L1 6b  25m Poco prima del terrazzo della Marinella, salire verso sx qualche metro su rocce articolate, poi diritti su placca verticale a buchetti. È la variante “Una gita sul Po’” (Pesci-Rivolta)
L2 7a  30m Muretti verticali di dita e continuità, con piccoli spostamenti a sx a prendere una  difficile svasatura; uscita obbligata alla S2 appesa. Tiro sostenuto e tecnico
L3 6a+ 30m
Superare un paio di strapiombini fisici e muretti verticali. Discesa in doppia sulla via

Discesa:
1) scendere in arrampicata lungo la cresta (II/III; procedere assicurati) fino alla prima calata sul ciglio della parete, presso la sosta finale della Panzeri. Prima doppia da 60m alla calata successiva (S3 Via Anna), posta qualche metro sotto la cengia della Panzeri. Da qui seconda doppia, prevalentemente nel vuoto, fino alla base. Sconsigliata per le vie che terminano in alto sulla cresta, e comunque discesa impegnativa.
2) Dalla vetta, alla base del masso sommitale, scendere qualche metro verso il Canalone Porta (procedere assicurati) fino ad una calata su resinati e catena. Da qui, doppia da 60m fino al terrazzo della Marinella. Attenzione al recupero delle corde. Scendere facilmente ma con attenzione costeggiando la parete verso sx (faccia a monte) per poche decine di metri, fino al Canalone Porta.

 
Discesa classica: risalire la facile cresta fino in vetta (sosta intermedia a resinati), da cui si scende sul versante est tenendo la sx (faccia a valle), su facili gradoni e poi per un canalino fino alla S5 della Normale, all’inizio del “Traversino”. Spaccare sul SECONDO MAGNAGHI e superare una placchetta di IV+ con chiodo, spostandosi in ultimo verso dx uscendo ad una sosta con resinati. Proseguire facilmente fino in vetta al SECONDO MAGNAGHI. Ora, abbassarsi lungo la crestina rocciosa verso il TERZO MAGNAGHI, scendere il ripido canalino sulla sx (II+) quindi, lungo i cavi, si raggiunge la Forcella del G.L.A.S.G. (Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide). Per tutto il percorso procedere assicurati; prestare inoltre la massima attenzione ai sassi. Dalla Forcella scendere a sx nel Canalone Porta, con tratti di facile arrampicata (qualche bollo rosso), tornando alla base delle vie.

Attenzione: sempre il nodo in fondo alle corde.
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