CRAMERTHEOREM
e REGGATTA sono due vie molto interessanti e dal breve sviluppo sulla
sezione dx della Medale, restaurate da Luca Bozzi, Giovanni
Chiaffarelli, Filippo Colombo, Federico Montagna, Giacomo Tagliabue,
Giancarlo Sironi Abi e Francesco Sportelli, che hanno rivisto
l’attrezzatura e pulito, per quanto possibile, da erba, arbusti, rocce
instabili e spine. La roccia è generalmente buona/ottima, ma sono
presenti tratti dove fare attenzione. Inseriamo nella topos anche MARY
POPPINS, la via di Paolo Vitali e Carlo Aldè, altrettanto godibile, che
sale la stessa sezione di parete.
Periodo Dall’autunno alla primavera, comprese le soleggiate giornate invernali.
Accesso Da
Lecco salire verso Ballabio fino ad oltrepassare Laorca. Poco prima
della curva della Val Calolden, imboccare via Papa Paolo VI, che sale
parallela e poi svolta a sx proseguendo fino al parcheggio sopra
Laorca. Pochi posti! All’estremità del parcheggio scendere per un
viottolo fino a Laorca e seguire a dx la stradina cementata che passa
sotto il Cimitero (da visitare!) e prosegue fino al tornante a dx per
l’ex Rifugio Medale. Dal tornante prendere il sentiero a sx che sbuca
sulla sterrata delle reti paramassi. Seguirla in salita a dx; dopo
qualche curva salire i gradini a sx e proseguire verso la parete.
Lasciare a dx il sentiero di discesa dalla via Cassin, traversare nel
bosco e poco dopo seguire la traccia a dx che sale al piede della
parete, dove si traversa a sx. Reggatta inizia sotto uno speroncino con
un cordino rosso sulla sommità (15m). Per Cramertheorem e Mary Poppins
proseguire brevemente fino alla partenza della via Taveggia, sotto al
caratteristico tetto triangolare a circa 120m da terra. 30 min. Relazioni di Cramer e Reggatta , foto ed elaborazione grafica di G. Chiaffarelli.
REGGATTA DE BLANC
L'itinerario,
nato all'inizio degli anni 80, aveva ripreso un vecchio progetto
tentato anni prima da Benvenuto Laritti “Ben” e Ivan Guerini. Umberto
Villotta risolse con grande ingegno e audacia il tratto più ostico, uno
strapiombo ricco di canne d'organo lavorate che portano ad un diedro
compatto, dove le prese a disposizione sono poche, piccole e lontane. La
via, caduta progressivamente nell’oblio, dopo 40 anni versava in
condizioni di completo degrado. L'intervento di restauro, approvato
dall'apritore, l'ha riportata alla luce ridonandogli un po' di meritato
splendore, sicuramente confermandone bellezza e impegno. Se non fosse
per la L2, decisamente di livello superiore, la via sarebbe
classificabile tra quelle facili della Medale. Invece quel tiro le
conferisce un carattere arcigno: una lunghezza di corda severa e di
buon livello di difficoltà, ma di bellezza rara. Una delle migliori
dell'intera parete. Da sola, vale una visita. L’itinerario è comunque di stampo alpinistico,
soprattutto nella parte alta dove occorre sapersi muovere con
circospezione a causa di alcuni tratti di rocce rotte e di detriti su
cenge e terrazzi.
Chiodatura Attrezzatura
a fix sull'intero percorso, da integrare con protezioni veloci; soste a
fix con maillon. Portare 10 rinvii, cordini, serie di friend fino al
giallo BD, casco, 2 corde da 60m.
Primi salitori Umberto
Villotta, Andrea Longo e Marco Antonini il 30.11.1982. Restauro a cura
di Luca Bozzi, Giovanni Chiaffarelli, Federico Montagna, Francesco
Sportelli e Giancarlo Sironi Abi, terminato l'11.02.2023
L1 4c 25m.
Salire lo speroncino fino al chiodo con cordino rosso. Proseguire
salendo a dx (fix), poi ancora a dx raggiungendo un altro sperone
compatto da salire (fix) fino alla S1 su ampio terrazzo in una specie
di grotta. L2 7a 25m. Salire
su canne d'organo a dx (friend da allungare) e con bei movimenti
portarsi oltre una clessidra (cordone). Procedere su parete aggettante
con ampie spaccate e arrampicata entusiasmante (fix). Continuare nel
diedro successivo con passi più intensi fino a S2. Tiro splendido. L3 5b 25m.
Diritti per qualche metro (attenzione a un grosso macigno all'apparenza
instabile sulla sx). Entrare nel diedro a dx da salire per intero con
bella e divertente arrampicata fino a S3. L4 5a 30m.
Entrare in un evidente diedro, da salire fin sotto uno strapiombetto
fessurato che si supera, accedendo ad una zona abbattuta. Salire fino a
un fix, traversare a dx qualche metro (evitare alcune lastre instabili)
per affrontare una parete molto compatta con bei movimenti a zig-zag.
Un'ultima bella fessura porta al terrazzo della S4. La sosta è su
terreno un po' cedevole e ghiaioso. Prestare attenzione. L5 4c 20m.
Diritti per superare un muro fessurato (fix) che porta a una cengia.
Affrontare il muro soprastante (fix) che permette di entrare in un
diedro-canale verticale oltre cui si raggiunge la cengia mediana.
Roccia da verificare. S5 su albero con cordino.
Discesa Dalla
S5 traversare a dx procedendo assicurati fino al terreno più facile,
poi scendere a piedi per ripida traccia fino alla base. La discesa in
doppia lungo l’itinerario è possibile solo se si interrompe la salita
alla S3: prima calata da S3 a S2 (25m); seconda fino alla base (60m).
MARY POPPINS
Bella arrampicata tecnica e di movimento su placche verticali di
ottima roccia, con fessurine e piccoli appigli che richiedono forza
nelle dita. E’ stata la prima di una lunghissima serie di vie nuove del
lecchese Paolo Vitali.
Chiodatura Attrezzatura a resinati, soste comprese. Portare 14 rinvii, cordini, casco, 2 corde da 60m.
Primi salitori Paolo
Vitali, Carlo Aldè, 1983 Ultimo tiro: variante attrezzata in occasione
dei lavori di richiodatura (Progetto Comunità Montana Lario Orientale –
2002 Anno Internazionale delle Montagne)
La via inizia con
la via Taveggia di cui si segue parzialmente il primo tiro, la
cosiddetta “rampa”, fino a poco oltre una placca fessurata. Spostarsi
quindi a dx e salire brevemente su blocchi (un po’ di attenzione) fino
alla S0. Procedere assicurati; II/III grado.
L1 6c+ 35m.
Dopo qualche metro nel diedro superare i muretti sulla dx, spostarsi a
dx con difficili movimenti e proseguire con arrampicata sostenuta per
placca e diedrino. L2 6c 30m. Salire verso dx su muretti verticali. L3 6b 25m. Uscire per un diedro cieco con piccoli appigli.
Discesa Interrompere
la salita alla S3 e scendere sulla via con 4 calate. L’originale
prosegue alla cengia mediana: 45m, fino al IV+, Roccia erbosa e da
verificare.
CRAMERTHEOREM
Salita molto interessante, di stampo alpinistico anche se
relativamente breve. Come altre della Medale, questa via era caduta nel
dimenticatoio e, come poi succede inesorabilmente, la vegetazione aveva
preso il sopravvento e la roccia si era deteriorata. L’intervento si è
reso quindi necessario per riportare l’itinerario a poter essere
ripetuto. Le difficoltà tecniche non sono alte, quindi con la giusta
preparazione il divertimento è assicurato.
Chiodatura Attrezzatura
a fix sull'intero percorso, con qualche chiodo; soste a fix con
maillon. Portare 15 rinvii, cordini, casco, 2 corde da 60m. Friend
utili se si sale (ma è sconsigliato) fino alla cengia mediana.
Primi salitori Raffaele
Dinoia e Germano Carganico il 18.03.1974. Restauro a cura di Federico
Montagna, Giovanni Chiaffarelli, Filippo Colombo e Giacomo Tagliabue
nel 2016. Nel 2022 è stato effettuato qualche ritocco (aggiunti un paio
di fix) e un po’ di pulizia. Il percorso attuale nel primo tiro non
corrisponde con l’originale: questa variante iniziale è stata
attrezzata durante il restauro. Va detto inoltre che Eternium, aperta
successivamente a Cramertheorem, ne aveva già in parte ricalcato il
primo tiro.
La via inizia con la via Taveggia di cui si segue il
primo tiro, la cosiddetta “rampa” (procedere assicurati; II/III grado),
fino alla S0 in comune con Eternium, presso la S1 della Taveggia.
L1 6b+ 30m.
Salire a dx e rimontare una placchetta impegnativa e la fessura
successiva fino a un gradino. Da qui ci si porta verso Eternium che si
segue fin dove questa traversa a sx alla sua sosta. Salendo invece
ancora qualche metro si raggiunge la S1 di Cramertheorem. L2 6b+ 35m.
Salire a sx su buone prese e raggiungere la fessura che si segue con
bei movimenti. Proseguire in verticale seguendo le numerose protezioni
fino alla S2. L3 6a 20m.
Diritto sopra la sosta per 10m, uscire a dx ed obliquare su terreno un
po’ instabile fino ad un fix. Aggirare a dx un muretto e raggiungere la
S3 in comune con Mary Poppins. L4 (sconsigliata)
É possibile proseguire fino alla cengia mediana (sosta a fix). Il
percorso non è obbligato, tuttavia il tratto di parete è molto sporco,
con blocchi instabili, e l’attrezzatura è assente.
Discesa Dalla S3 conviene interrompere la salita e scendere lungo MARY POPPINS con 4 calate.
IL RESTAURO DI CRAMERTHEOREM, di Giovanni Chiaffarelli, 2016
Luglio 2015, Liguria, Moneglia, sugli scogli in riva al mare. Sono
in compagnia di amici e sto chiacchierando con Raffaele Dinoia, detto
Lele, e mi viene in mente non so come una sua vecchia via, aperta in
Medale nel lontano 1974, a torto completamente dimenticata e lasciata
andare in malora e descritta dalla guida di E.Pesci “Le Grigne” con
questa annotazione: “... se richiodata potrebbe diventare un
interessante itinerario di arrampicata libera ...”. Si
tratta di Cramertheorem, a destra della Taveggia. Era un po' che mi
frullava in testa questa idea e allora chiedo al Lele cosa si ricorda
di quella via e se sia d'accordo se mi lanciassi nel suo restauro e
richiodatura in un'ottica sportiva. È così che riaffiorano dalla sua
memoria i ricordi di quella bella avventura, vissuta col socio
dell'epoca Germano Carganico. Mi racconta di un traverso
particolarmente expo sul secondo tiro dove allungandosi verso destra
con il martello era riuscito a piazzare un chiodo in una fessura poco
visibile. Il chiodo entrò “cantando” e quello era il suono dalla tipica
tonalità progressiva che ti fa dire “questo sì che tiene” e ti ci puoi
attaccare con tutto il tuo peso senza grandi patemi. Ci accordiamo
sulle modalità dell'intervento: il restauro dovrà mantenere una
chiodatura mista, chiodi normali nuovi e fix nei punti dove il chiodo
non è sufficientemente sicuro per la libera, fix alle soste.
Sicuramente il traverso del secondo tiro dovrà essere mantenuto così
come era in apertura. Dicembre 2015,
Medale, insieme a Federico saliamo Mary Poppins e dalla catena
dell'ultima sosta ci caliamo posizionando una fissa da 70 mt lungo
Cramer e ispezioniamo la via da vicino. Le condizioni sono pietose,
vegetazione ovunque, sassi instabili di ogni dimensione in parecchi
punti, insomma un disastro. Di chiodi ce ne sono parecchi, in cattive
condizioni. Soste inesistenti o da paura. Tuttavia capiamo abbastanza
in fretta che metà del primo tiro e il famoso traverso expo sono stati
“fagocitati” da Eternium, aperta nel 1989 e richiodata dalle guide a
resinati. Al posto del traverso oggi fa bella mostra di sé la catena
della prima sosta di questa bella via. Telefono la sera stessa al Lele,
e gli comunico la ferale notizia e che il primo tiro necessita di un
bella raddrizzata, dato che il tortuoso percorso originale non è più
percorribile e comunque è sconsigliabile. Gennaio 2016,
torniamo muniti di jumar, chiodi, trapano e fix. Comincia il lavoro
sporco. Man mano la via rivela se stessa e la sua bellezza nascosta. I
vecchi chiodi escono e i nuovi entrano, mettiamo qualche fix,
attrezziamo una sosta in alto, eliminiamo i bocci pericolanti. Sto
provando un passaggio quando improvvisamente un boccione decide di
staccarsi e di passare letteralmente sul mio braccio sinistro. Ahi,
guai in vista. Il giorno dopo la mia povera mano va in letargo e per
tre mesi non vorrà più saperne di muoversi. Federico torna un paio
di volte con Filo e Giacomo con cui va avanti con i lavori e arriva
all'altezza della cengia mediana della Taveggia dove piazza una sosta a
fix. 12 Giugno, grande
lavoro di gardening sul secondo tiro. La fessura è molto bella e la
pulizia rivela prese nascoste che ci fanno ben sperare per una libera
su difficoltà contenute. Anche il terzo tiro è sistemato. Ora bisogna
soltanto salirla ... 18 Giugno,
prima salita di Cramer restaurata. La linea è bella, l'arrampicata è
elegante e mai banale, difficoltà umane. Ci caliamo dalla terza sosta
per ripetere il secondo tiro, magnifico. Non ci resta che andare a
festeggiare con una bella birra la fine del restauro di questa bella
via, tornata al suo splendore dopo ben 42 anni. Giovanni Chiaffarelli
IL RESTAURO DI REGATTA DE BLANC, di Luca Bozzi, 2022
Medale
Il mio più grande contenitore di ricordi alpinistici
Un altro capitolo: Reggatta de Blanc
Ricordi. Sabato
6 Giugno 1981, 17 anni, la terza liceo era alle spalle, l’estate
davanti, ma davanti c’erano anche 1300 m di dislivello da salire per
arrivare al posto del bivacco. Zaino pesantissimo, mai messo sulle
spalle un mostro di quella mole, fatico non poco abituato alle
Dolomiti, il ripido e scomodo sentiero che sale in Val Torrone mi
sembra improponibile. Nel gruppone che mi precede a passo sostenuto ci
sono due personaggi che io vedo “vecchietti” e che hanno, oltre ad un
fisico superiore, il buon cuore di aspettarmi, di chiacchierare con me
e di accompagnarmi con molta umiltà e simpatia ma soprattutto al “mio”
passo verso il bivacco. I due signori, che avevo appena conosciuto,
erano in realtà due giganti dell’alpinismo: Vasco Taldo e Nando Nusdeo,
la meta il “loro” Picco Amedeo. La mattina successiva, domenica,
piove, niente Picco, lunga discesa, auto verso casa. ma a Lecco non
piove. Non si perde tempo, il gruppone si anima subito (con Carlo
Besana e altri due dei quali non ricordo il nome) e si trasferisce in
blocco sul Pilastro Rosso, mai sentito parlare di questa via.
Timidamente seguo, arrampico, fatico, ma mi diverto. Lunedi riposo, Martedi 9 giugno scopro il Medale. La
mia “Bibbia del lecchese” (Scalate nelle Grigne di Claudio Cima
stampato su carta patinata), che sicuramente conoscevo molto meglio del
libro di matematica, elencava 14 vie, di cui 4 o 5 abbastanza
misteriose, tutte evidenziate in grassetto ovvero tutte belle e
meritevoli di ripetizioni, difficoltà altissime, tempi di percorrenza
importanti (Milano ‘68 9-11 ore, via di Ragni un bivacco, mai ripetuta)
le ultime realizzazioni relazionate risalivano al 1974 (in realtà non
citate c’erano già la via della Formica del 77 e Luci della Città
aperta qualche mese prima, il 1/2/81) Ora se andate a vedere le vie sono quasi 50, bastionata compresa! Fino
ad allora le salite difficili, soprattutto in Dolomiti, anche salendo
da primo o in alternata, le avevo fatte con compagni più grandi ed
esperti quindi se vogliamo con le spalle coperte. Oggi invece devo fare tutto da solo. Sarà il mio vero battesimo in parete. La
mia compagna, dal nome curioso, che ha iniziato ad arrampicare da
qualche settimana non può certo essermi d’aiuto anzi è già brava a
seguirmi senza sapere nulla di cosa sta affrontando; la meta è la
Taveggia, TD 5°+/A1/A2 250 m, urca! Ricordo poco di quella
salita, ricordo molto bene invece la mitica Osteria del Medale, la
tazza di vino e gazzosa, il caldo, i continui starnuti per via
dell’allergia alle graminacee e all’erba di giugno del Medale, il treno
per tornare a Milano. Da quel momento scatta l’amore per questa parete e … per la ragazza. L’amore
per la ragazza dal nome curioso durò qualche mese, quello per il Medale
non è ancora finito e le oltre 80 giornate su quella parete lo
dimostrano. Unico rammarico è che l’Osteria (rifugio Zaccheo) sia
chiuso da tanti anni e le grosse tazze (insalatiere in realtà) riempite
con un litro di rosso freschissimo e due gazzose siano un ricordo da
vecchio “medalista”.
Entusiasta della parete due giorni dopo si
fa la Gogna, con il terribile zoccolo perché la ferrata non era finita,
e due giorni dopo ancora finalmente il Picco Amedeo, settimana intensa! Settembre
2022, ci sono due vie tra tutte quelle aperte negli anni 80 che ancora
non conoscevo ma che mi avevano sempre affascinato , una forse troppo
difficile da fare ora, Gocce Imperiali e l’altra forse più abbordabile
ma misteriosa: Reggatta de Blanc. Se la prima veniva costantemente
ripresa nelle varie guide, anche se penso sia pochissimo ripetuta,
Reggatta compare nella guida del 85 di Casari e Dinoia e poi scompare o
viene solo citata. Gli autori consigliano solo i primi due tiri (su
5) ma la guida recita “la lunghezza chiave è probabilmente una delle
più belle e sostenute dell’intera parete “ difficoltà 6°, 7° 1 passo
A0, e se lo dice il Dinoia bella deve esserlo proprio e il 7°… duro !!
Sulla guida CAI TCI si parla di 6b+…mah! Reggatta de Blanc è stata
aperta il 30/11/1982 da un arrampicatore di grande talento, Umberto
Villotta, che mettendo forse il primo spit della parete inizia a vedere
lontano, quel lontano che dopo soli due anni porterà all’apertura di
Breakdance, la prima via moderna del Medale anche se non dobbiamo
dimenticare che Vitali nel 83 fece le prove generali con Mary Poppins. Se dici Medale, tra gli altri nomi rappresentativi, dici anche Chiaffarelli. Se
io ho passato tante giornate su questa parete lui mi supera di almeno 4
volte sia in numero che in valore avendo aperto ben 3 vie
importantissime. Ultima fatica di qualche anno fa sistemare la via
del suo amico Dinoia, Kramertheorem, arrivando ad un risultato
eccellente. Ricordo che quando la ripetei nell ’83 pur essendo molto
interessante era stata una lotta con erba, chiodi precari, duri passi
in libera e blocchi instabili. Ora è bellissima. Faccio quindi la
“propostona” a Giovanni e a Federico suo fido compagno in queste
sistemazioni e apertura di vie nuove: andiamo a riscoprire Reggatta 40
anni esatti dopo l’apertura e almeno 30 dall’oblio? Fischi, pernacchie, un “ma tu sei suonato” e un “si l’ho fatta tanti anni fa , dura ma ricordo poco” Ma alla fine vinco io. Chiediamo il permesso all’apritore che, contento, ci dà carta bianca. Primo
tiro giungla, non trovo dove sia passato il Villotta anche perché è
cresciuto un albero che impedisce il probabile passaggio, apro una
sicura variante, grotta, sosta su clessidrona. Sopra cordini marci
penzolano e se la ridono. Parto per il secondo tiro che a occhio e
croce è in pessime condizioni, ma che mi riserva qualche bel movimento
su canne, raro in Medale, e una serie di passi da brivido su cunei di
legno, cordini marci e agglomerati informi di ruggine che una volta
forse erano chiodi. Trovo uno spit e un chiodo a pressione come
quelli degli anni 60, una sezione bellissima in placca e diedro su
gocce d’acqua, sul finire del tiro metto due chiodi vicini, che sono
meglio di uno, per poi scoprire che sotto l’erba a poca distanza ne
esisteva uno originale, ma qui le condizioni di abbandono sono alte,
arrivo in sosta attaccandomi ai fili d’erba di una zolla … oscillante. Gran bel tiro! Ma che bravo il Villotta 40 anni fa! Dalla
sosta 2 intuiamo il proseguimento originale, ma lo evitiamo come la
peste, cerchiamo la roccia compatta e pulita dove riusciamo a tracciare
una bella e inedita linea di 3 tiri su ottima roccia (ovviamente con
lavori di pulizia e disgaggio), con difficoltà massime di 5°+ e siamo
sulla cengia da cui si può scendere facilmente. Usiamo solo protezioni
veloci e chiodi che sostituiremo in discesa con fix … che è meglio. Il
secondo tiro è oggetto di un paio di tentativi in libera da parte mia e
di Giovanni, i movimenti ci sono, ma metterli insieme risulta ostico.
Ci portiamo così il jolly, Francesco Sportelli, che al secondo tentativo libera il tiro. Ora
il tiro è magnifico, un bel mix, con sezione strapiombante su canne
seguita da placca selettiva tipica del Medale, roccia super, protezioni
sicure ma non vicinissime, integrare è molto consigliato. Giovanni,
Federico e Francesco sono presenti per l’ultima puntata che vede oltre
che la libera la definitiva sistemazione in una bella giornata di sole.
Io sono a casa per colpa di un sasso con la mira di un cecchino che
mi ha colpito la settimana precedente scendendo in doppia e che ci ha
ricordato che il Medale è una parete non una falesia gigante. Ma ovviamente è come se fossi lì. Una bella via è ritornata alla luce sul nostro … amato Medale
Ad
essere sincero, all’inizio ho bleffato, il 6 giugno del lontano ‘81 la
terza liceo non era alle spalle, matematica e fisica mi aspettavano a
settembre, ma superato l’ostacolo si poteva tornare alle avventure in
parete. Capii poi laureandomi in ingegneria che matematica e
fisica non erano così impossibili era solo che allora conoscevo molto
meglio le guide di arrampicata delle Grigne e del Brenta che le
equazioni! A proposito, la ragazza aveva proprio un nome curioso, insolito: Fatima. Reggatta de Blanc, per chi non lo sapesse, è un album dei Police del 1979.