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26 Gennaio 2013
Un’altra appassionata relazione di una falesia frequentata dallo
scalatore lecchese Luca Gabaglio, che con una descrizione “analitica” dei tiri
di riferimento riesce a descrivere il tipo di arrampicata e le sensazioni di
cui si può godere alla Parete Stoppani, il gioiello del “Serial Trapanator”
Delfino Formenti.
Voglio sole ! E calda roccia per scalare…. diceva una mia amica dopo
aver passato l'ennesima domenica d'inverno a congelarsi le dita in
falesia. E allora dove potremmo andare in questa stagione restando nel
territorio lecchese? La Parete Stoppani sul Pizzo d’Erna (Resegone) ci
sembra la soluzione ideale per scalare al caldo senza fare troppi
chilometri.
Partiamo dal
piazzale della funivia dei Piani d'Erna non troppo convinti, con una
temperatura a dir poco glaciale, e dopo 45 minuti di cammino ci
ritroviamo increduli ad arrampicare in maglietta su una magnifica ed
assolata parete con esposizione sud est a circa 900 m di quota, che
offre un microclima davvero eccezionale.
La Parete Stoppani è il capolavoro di Delfino Formenti, detto Delfix…
Il soprannome dice tutto su uno dei più prolifici chiodatori del
lecchese, persona con una passione infinita per l'arrampicata e la
chiodatura di itinerari sportivi.
La nascita della
falesia risale al 1992, quando Delfino intravede la possibilità
di chiodare questa bella parete ed inizia un lungo lavoro che
porterà alla realizzazione di una cinquantina di monotiri, oltre a 7 /
8 itinerari di più lunghezze. Oggi “la Stoppani” è da considerarsi uno
dei migliori luoghi di arrampicata del lecchese, sia per il paesaggio
che la circonda che per la qualità della roccia e degli itinerari.
Il periodo
migliore per frequentarla è senz'altro l'inverno, a patto naturalmente
che ci sia il sole; infatti quando la temperatura è attorno allo zero
l'aderenza è perfetta e, data la quota, l'inversione termica migliora
ulteriormente il clima permettendo di scalare in condizioni ottimali.
C'è da dire che anche la conformazione della parete contribuisce,
soprattutto nel settore centrale, a mantenere un clima particolarmente
mite. In ogni caso ci si può andare anche in primavera ed autunno;
decisamente troppo calda l'estate.
Nel settore all’estrema sinistra prevale un'arrampicata di piedi su
bellissime placche a gocce, verticali o leggermente appoggiate, mentre
appena più a destra salgono cinque itinerari di 4/5 lunghezze di grado
medio-facile (dal 6a al 6c+) molto divertenti e remunerative.
Subito dopo vi è
una placca leggermente strapiombante con gli itinerari più difficili
della falesia, dal 7a all'8a, e poi un altro settore con una decina di
tiri, sempre leggermente strapiombanti, dal 6b al 7a.
Inoltre, staccata
dal corpo principale, vi è anche un’altra parete più piccola a destra,
non molto frequentata, che propone una decina di tiri in placca
verticale dal 6a al 7a/b, sempre interessanti.
La roccia è un'ottimo calcare “multicolor” abbastanza abrasivo, che offre una grande varietà di appigli e di situazioni.
Gli itinerari sono tutti molto validi e ben chiodati: davvero difficile
trovare un tiro che non valga la pena di essere salito. Vi sono
comunque alcune lunghezze a mio parere “imperdibili” per impegno e
divertimento.
Una di queste è senz'altro Cherubino, in origine valutato 7c+ come il
suo vicino, Flashpoint. Poi nel 2004 Delfix, appeso alla sosta, vede la
possibilità di allungare il tiro di ben cinque metri duri: nasce
così la linea attuale da me “ri-liberata” e valutata 8a. Più o meno la
medesima sorte della mitica Peter Pan nella storica falesia di
Cornalba: nel 1985 il leggendario Bruno Tassi (Camos) chioda e libera
la via ma, non del tutto contento della sua creazione, torna dopo due
anni ed alza la catena di circa tre metri, completando il suo
capolavoro con un duro ristabilimento che porta il grado da 8a ad 8a+...
Tornando a
Cherubino, si parte con un passo d'entrata abbastanza dinamico che
porta ad una bellissima canna con 7/8 movimenti tutti da inventare, poi
ancora due allunghi per arrivare all'unico riposo buono di tutta la
via. Si riparte da un rovescio per una bella sezione di continuità su
prese discrete, a cui segue un traversino verso sinistra su appigli più
piccoli per poi tornare a destra ad un semi-riposo.
Con un allungo si
entra ora su uno stupendo muretto verdoniano, che con un'enigmatica
sequenza di buchetti porta al passo chiave, un boulder di quattro
movimenti risolvibile in due modi (entrambi non semplici).
Ancora una fessura obliqua, un rovescio e si arriva alla catena. Fantastico!
Riassumendo: un
magnifico tiro di 30 metri che offre un'arrampicata di continuità molto
fluida e divertente con passaggi mai troppo forzati. A mio parere uno
dei più bei tiri di grado 8a della zona e non solo. Date le sue
caratteristiche è ideale anche per tentativi “a vista”, ma a tal
proposito devo dire che rimango sempre un po' perplesso e rammaricato
quando vedo appigli ed appoggi segnati con bolli e frecce da
segnaletica stradale! Che inevitabilmente pregiudicano la possibilità
di tentare il tiro “on sight”.
Scendendo un poco
di grado, un altro tiro da consigliare è la prima lunghezza della Vie
En Rose, un itinerario molto bello di cinque tiri (7b, 7b, 4a, 6b, 6c+).
Si parte
tranquilli in un diedro di 6b+ fino ad un buon rovescio sotto un bombè
a circa metà via, da cui parte una sequenza chiave su tacche, buchi ed
una presa cattiva a mano aperta, con i piedi su piccoli appoggi
sfuggenti. Segue un tratto di resistenza, quindi ancora buchi e tacche
di continuità e allunghi fino alla sosta. Molto bello anche il secondo
tiro con arrampicata varia su roccia super e muretto finale a buchetti.
Altri monotiri molto interessanti che ben rappresentano il grado 7a/7a+ sono Lela e Pesce d'Aprile.
La linea di Pesce
d'Aprile parte con 5/6 metri abbastanza facili fino ad un
ristabilimento su una grande cengia (riposo completo). Si affronta poi
il passo chiave su prese abbastanza buone ma con difficile
posizionamento dei piedi, e si continua su canna d'organo di resistenza
seguita da una sezione difficile su buchi e tacche, sempre in leggero
strapiombo. Ancora un piccolo ristabilimento e si arriva in sosta. Lo
si può riassumere come un difficile tiro di resistenza piuttosto vario
nello stile di scalata: 7a.
Che dire di Lela?
Altra fantastica via di placca su roccia stupenda ed abrasiva. Primi 3
fix facili, poi da un rovescio si parte per una sequenza chiave davvero
bella che richiede forza, resistenza e precisione di piedi… nonché
noncuranza del volo. Segue un tratto più facile leggermente appoggiato
ed un bel muretto finale di difficile impostazione su piccole liste
oblique e buchi: 7a+.
Fra i numerosi itinerari di livello 6c/6c+ descrivo la linea di
Zucchero Filato, ma è una scelta puramente casuale visto che tutti sono
meritevoli.
Si tratta di un
bel tiro di placca leggermente strapiombante su roccia gialla con
concrezioni. Un primo tratto facile porta sotto un muretto di
continuità di 6b, oltre il quale si giunge ad un discreto riposo.
Si riparte con un
passo in allungo ad una concrezione per la mano destra, poi, da una
buona presa per la sinistra, altro allungo ad una buca da lettera
mooolto alta: un bel problema per i più piccoli. Ancora un bloccaggio
ed un tratto più facile, quindi si sale il grigio muretto finale di 6b+
fino alla sosta; 28 metri. Nel complesso un gran tiro di resistenza.
Passiamo ora a Primizia, un 6b/c di gran
classe su placca a gocce. Un vago diedro grigio porta ad un primo
passo su goccette con allungo a lama, a cui segue un tratto facile e
quindi una sezione chiave su placca verticale sempre a gocce.
Ancora 4/5 metri
relativamente facili fin sotto un bel muretto di roccia gialla che
propone una sequenza di 4 movimenti difficili ed un ultimo passo duro
con piedi molto alti su piccoli appoggi. Lungo viaggio di 30 metri
sulla solita stupenda roccia di questa bella parete.
Anche se dopo una camminata di quasi un’ora di avvicinamento il
riscaldamento è assicurato, bisogna pur fare un tiro per sgranchire le
dita; ecco allora Ernestino, un 6a di arrampicata varia su placca
grigia nel settore di sinistra.
Entrata di piedi
ed equilibrio su placca leggermente appoggiata fino ad uno strapiombino
atletico su buone prese, poi ancora placca con passaggi a gocce su
bella roccia grigia, e finale su prese buone ma lontane, con i piedi
spesso in aderenza pura. E’ un bel tiro d'approccio alla falesia, molto
frequentato: a volte c'è la coda!
In alternativa
c’è la vicina Lilli, sempre sul 6a, con caratteristiche simili e passo
chiave di dita a circa metà lunghezza, molto divertente e bello, su
roccia sempre super!
Come ho già detto la falesia è frequentabile in inverno e nelle mezze
stagioni, e va presa in considerazione anche la possibilità fermarsi in
zona un paio di giorni utilizzando le numerose possibilità di
pernottamento in bed and breakfast, agriturismi, rifugi… La soluzione
più comoda è il Tony's Bar (con possibilità di pernottamento) al
piazzale della funivia, da cui senza più muovere l’auto si
possono visitare la falesia di Erna - Placca delle Sorprese e la
falesia di Versasio, oltre alla Pala del Cammello ed alla Bastionata
sud est del Resegone, situata in bell’ambiente di montagna, anch'essa
frequentabile in inverno se la temperatura non è troppo rigida.
La zona del Resegone, la Valsassina ed il Gruppo delle Grigne sono
diventati in questi ultimi anni un comprensorio di sicuro
interesse per tutti gli scalatori, dove il notevole incremento di
itinerari sportivi in falesia o su strutture di più tiri ha reso la
nostra zona paragonabile ad altri rinomati centri di arrampicata
sportiva del Nord Italia, quali il Finalese, Albenga ed il comprensorio
di Arco di Trento.
Sperando che in futuro si riesca a valorizzare ulteriormente il nostro territorio, auguro buona arrampicata a tutti.
Luca Gabaglio
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