Il
Torrione Palma si staglia sulla nervatura occidentale della Grignetta,
poco prima della cresta Segantini, e visto da sud è una struttura
davvero imponente. E’ abbastanza frequentato per la via Cassin sulla
parete sud ovest, un bella arrampicata classica ed una delle più lunghe
della Grigna.
La salita della guglia, intitolata ai fratelli Palma, tra i primi a
percorrere la Cresta Segantini in discesa, è dovuta a ignoti (Le Grigne, Silvio Saglio, 1937, collana Guida dei Monti d’Italia del CAI - TCI).
Ma se da nord, dove sale la via normale, la guglia è insignificante,
verso sud la faccenda cambia radicalmente. Sullo spigolo corre la via
del 1923 del formidabile Gino Carugati e Fanny Guzzi, molto attivi
sulle Grigne con notevoli salite. Vale per tutte la Carugati sul
versante sud ovest del Sasso cavallo: 400m con passi di V… nel 1910!
Poi c’è l’immancabile via di Riccardo Cassin aperta nel 1931 con
Riccardo Redaelli, ripresa con l’intervento della Comunità Montana
Lario Orientale nel 2002 - Anno Internazionale delle Montagne, con
alcune varianti che la rendono ancora più interessante: I° tiro – le
guide nel corso della richiodatura – II° tiro - il sottoscritto con
Fabrizio Guerci – I bei tiri d’uscita sono della guida alpina Luciano
Tenderini.
Il 1931 è l’anno dell’esordio di Cassin; un anno piuttosto intenso che
si apre con la prima salita della parete est dell’Angelina con Mary
Varale, poi il Sigaro, una via con passaggi di sesto (scala
Welzenbach), quindi la grande parete della Medale col fortissimo Mario
"Boga" Dell'Oro, e infine il Torrione Palma. Niente male per un operaio
poco più che ventenne, con giornate di lavoro da 12 ore per 6 giorni la
settimana…
Cassin racconta la prima ascensione su “In Grigna !” (supplemento di
Meridiani Montagne, maggio 2007), una raccolta di suoi scritti dal ‘58
al ‘99 a cura di Matteo Serafin per l’Editoriale Domus – Mi. Dello
stile di Cassin scrittore ho sempre apprezzato la capacità di far
gustare al lettore le sue arrampicate, che racconta con una prosa
pulita ed efficace: il passaggio superato di slancio tirando dei buoni
appigli, il chiodo che entra “cantando” sotto le martellate, il
cespuglio che interrompe piacevolmente l’esposizione. Racconti che
esprimono il piacere della scalata e l’ammirazione per la bellezza dei
luoghi. Uno stile molto “moderno”, considerando che erano anni di
racconti che spesso indugiavano un po’ troppo nella
spettacolarizzazione, o nei toni cupi della tragedia…
La parete sudoccidentale del Torrione è molto vasta (per gli standard
della Grignetta) e quando arrivano alla base, dopo aver calzato le
pedule con la suola di corda, Riccardo si lega con Riccardo Redaelli
chiedendo a Giovanni Cereghini, il terzo della banda, di rinunciare per
consentire agli altri la possibilità di terminare la via in giornata.
La salita si svolge senza intoppi, ma non c’è da perdere tempo; si
scala in libera, su terreno esposto (siamo in Grigna, dove il vuoto è
di casa), piantando ogni tanto qualche solido chiodo sui passi più
ostici. La roccia è buona, incontrando perfino “un crinale di roccia
sano come un corallo”….
I due Riccardi arrivano così al grande mugo in mezzo alla parete. ”Mi
chiedo perché mai un seme portato dal vento … abbia scelto una dimora
tanto scomoda !”. E se lo sono chiesto anche tutti gli altri scalatori
passati da quelle parti, costretti a lottare con i tentacoli di quella
specie di piovra vegetale, che obbliga a strane contorsioni (spesso
invocando le sfere celesti) per superarla…
Dopo il mugo Riccardo sale un ultimo muretto e quindi si infila nel
canalino roccioso che dopo qualche decina di metri li porta in cima.
Ma il Torrione Palma è stato anche uno dei protagonisti nell’epopea
della Cresta Segantini, che dal 1901 al 1905 vede impegnati alcuni dei
migliori alpinisti milanesi per venire a capo della frastagliatissima
cresta, allora ritenuta inscalabile.
Il primo approccio avviene prudentemente (si fa per dire) dall’alto il
13 giugno 1901, quando il fuoriclasse Giacomo Casati, quello del
“Traversino” dei Magnaghi, si avventura da solo sul terreno ignoto
della cresta, scendendo un po’ in arrampicata e un po’ calandosi a
braccia dai salti più ripidi, abbandonando qua e là qualche spezzone
della sua corda da 80 metri (non era nota la tecnica della discesa in
doppia) “usando, come mai fino allora, i più svariati ed ingegnosi
maneggi di corda”.
Il mese successivo il giovane Joseph Dorn, alpinista di Friburgo
residente a Milano per lavoro, compie la stessa discesa, sempre
da solo e con 100 metri di corda (cerchiamo di immaginare il peso di
quel canapone). Due imprese notevoli se si pensa che erano le prime
volte che si affrontavano le strutture rocciose della Grigna. Le
primissime vie sono di poche settimane prima, il giorno di Pasqua, con
la salita del Magnaghi Meridionale e Centrale.
Seguono altre discese, ma restava da fare la “prima” in salita, che non
poteva considerarsi completa se non toccando tutte le cime della
cresta, comprese le torri Casati e Palma e le due punte che verranno
dedicate a Moraschini, fino al Colle Valsecchi, da cui inizia la
Segantini vera e propria.
8 ottobre 1905,
una di notte. Eugenio Moraschini e Giuseppe Clerici partono da Mandello
sulla sponda del lago, accompagnati da Pietro Rompani Marchett di
Mandello e Giovanni Battista Poletti Pulett di Somana. Alle 7:30
raggiungono la larga sella erbosa senza nome, che diventerà il Colle
Valsecchi. Subito Moraschini e Clerici salgono il Torrione Palma,
la Piramide Casati e i due pinnacoli successivi. Dopo pranzo
trovano anche il tempo per una ricognizione sul primo risalto della
cresta Segantini, che vincono non senza difficoltà ricorrendo alla
piramide umana. Nel frattempo i due portatori montano una tendina
presso il colle e tornano ai Resinelli, tagliando il piede roccioso
meridionale della Segantini fino alla Cresta Cermenati: hanno appena
inventato il Sentiero Cecilia.
Che poi pare fosse già stato percorso nel 1897 dai milanesi Luigi
Brioschi e Carlo Magnaghi, ma, in mancanza di documenti e
testimonianze, questa “prima” è stata attribuita al Marchett e al
Pulett.
9 ottobre,
ore 8:00. Dopo una notte “algente”, passata a battere i denti sdraiati
sulla nuda terra, appena riparati dal vento dai teli della misera
tenda, Moraschini e Clerici partono dal colle, aggirano a sinistra il
primo risalto già superato il giorno prima e proseguono in scioltezza.
Alle 11:30 sono in vetta, agevolati dalla conoscenza della via, che
hanno già percorso in discesa, e probabilmente anche dagli spezzoni di
corda abbandonati nel corso delle discese succedutesi dal 1901.
Veloce discesa ai Resinelli, poi giù (sempre a piedi) fino a Lecco. In serata sono a Milano.
La cresta Segantini diventa subito una “classicissima” che attira
decine di alpinisti, tanto che al CAI Milano ci si chiede se non sia il
caso di costruire un rifugio sul colle della famosa tendina… Il rifugio
verrà inaugurato nel 1906 qualche centinaio di metri più in basso, nei
pressi del Colle del Pertusio, per gentile donazione dell’alpinista
milanese Davide Valsecchi al C.A.I. Milano, che lo dedica alla di lui
figlioletta, Rosalba.
Pietro Corti GRIGNA MERIDIONALE – TORRIONE PALMA 1928m Presentiamo
le due vie di Saverio De Toffol e Jorge Palacios sul versante SO del
Torrione Palma, una delle pareti più vaste della Grigna Meridionale.
L’impegno complessivo è notevole per entrambi gli itinerari, aperti con
il tipico stile “misto” di Saverio e Jorge: chiodazzi lungo i tiri e
fix alle soste.
Periodo Estate;
sole dopo le 14 circa. Ambiente alpino; attenzione alla meteo: pericolo
di temporali improvvisi. La parete asciuga abbastanza velocemente dopo
le piogge.
Accesso Da
Lecco salire ai Piani dei Resinelli. Oltrepassato il
piazzale-parcheggio, si sale a dx appena prima della chiesetta; al
primo bivio continuare diritti in salita (Via Caimi) tenendo la dx ai
successivi bivi, giungendo al termine ad uno spiazzo sterrato presso
l’acquedotto. Grandi difficoltà di parcheggio nei festivi! Prendere il
sentiero a sx che, sfiorando un piccolo vallo paramassi ed
oltrepassando alcune reti (orribili e di dubbia utilità), giunge allo
sbocco del Canale Caimi. Da qui seguire la Direttissima (n° 8) verso sx
fino al Colle Valsecchi, da cui si continua in Val Scarettone (N° 11),
sul versante settentrionale della Grigna. Abbandonare poi il sentiero
per risalire una ripida traccia a dx su terreno franoso, fino alla
Forcella Casati, tra Piramide Casati e Civetta. Traversando brevemente
a sx si raggiunge la Forcella Civetta, tra Civetta e Torrione Palma. IL
SIGNORE DELLE MOSCHE: con una doppia da 50m si raggiunge un masso
incastrato da cui parte la via (non fermarsi alla sosta con catena 5/6m
sopra il masso: si tratta della seconda calata per raggiungere la via
Cassin dall’alto). IL BUIO OLTRE LA SIEPE: dalla Forcella Civetta effettuare una doppia da 60m fino alla S0 con fix e cordone, 10m sotto il masso. Accesso impegnativo; tratti con catene. 1,45/2 ore.
 La parete sud ovest del Torrione Palma con le due vie - Foto Saverio De Toffol
IL SIGNORE DELLE MOSCHE
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Interessante
via che si sviluppa poco a sinistra di IL BUIO OLTRE LA SIEPE, ed ha
come punto di riferimento un piccolo tetto situato nella parte alta
dell'itinerario. È stata aperta dal basso utilizzando solo chiodi
normali, protezioni veloci e sfruttando le numerose clessidre. Roccia
buona, a tratti ottima; friabili i primi metri del tiro del tetto (L4).
È necessaria una solida
esperienza alpinististica, e bisogna saper valutare la qualità
della roccia, oltre ad essere in grado di integrare efficacemente le
protezioni in caso di necessità Chiodatura La
via è attrezzata con chiodi normali lungo i tiri e fix 10 mm alle
soste. Portare il casco, due mezze corde da 60m, una serie di friend BD
0.5 – 3, cordini/fettucce. Consigliabile martello e qualche chiodo, nel
caso mancassero sul tiro del tetto.
Primi salitori Saverio
De Toffol e Jorge Palacios. Iniziata l’11.07.2021 e terminata il
10.08.2021. Il nome della via trae spunto dalla situazione creatasi in
questi ultimi anni sulla Grigna Meridionale, dove ad episodi
deprecabili di smantellamento di vie a fix aperte dal basso, si
aggiungono altrettanto deprecabili chiodature di vie a fix dall’alto,
intersecando itinerari di alto valore storico.
L1 IV- 25m 3 ch., 3 clessidre, 2 fix di sosta.
Salire qualche metro fino alla catena di calata per l’accesso alla Via
Cassin, rinviarla e obliquare a dx. Aggirare un vago pilastrino con
clessidra, superare un breve muretto e quindi andare a sx, poi diritto
e infine a dx ad una cengetta erbosa.
L2 VI 25m 7 ch., 3 clessidre, 2 fix di sosta.
Diritto per alcuni m, poi traversare in orizzontale a dx e salire un
diedrino. Al suo termine traversare a sx ad una fessura obliqua a sx
che termina sotto un rigonfiamento ad arco; superarlo nel centro
arrivando ad un terrazzino erboso dove si sosta.
L3 V- 30m 9 ch., 1 clessidra, 2 fix di sosta.
Salire il caminetto sulla dx ed obliquare a sx per facili gradoni, poi
diritto fin sotto un rigonfiamento. Traversare a dx in placca (grosso
chiodo ad anello anni ‘30), salire diritti in un diedrino, poi
obliquare a sx su facile rampa sostando al termine.
L4 A1 o VIII+/IX- grado stimato 18m 12 ch., 2 fix di sosta.
Traversare a dx (friabile!) ad una fessura che si segue direttamente
fino sotto il tetto. Traversare a dx qualche metro, superare il tetto
direttamente, infine traversare a sx alla sosta su terrazzino.
L5 V 25m 2 clessidre, 1 fix di sosta.
A dx su placca compatta raggiungendo una fessura che si segue fino ad
una larga cengia, quindi diritto per rocce articolate fino alla sosta
poco sotto la cima.
Discesa:
salire in vetta e, come "Il Buio oltre la Siepe", abbassarsi verso N
lungo una costa ghiaiosa fino ad un canalino di buona roccia (freccia).
Discenderlo in facile arrampicata (bolli) raggiungendo una catena per
una doppia da 30m. Per il pendio detritico si ritorna al sentiero in
Val Scarettone.
ATTENZIONE: in vetta non si riesce ad attrezzare una sosta. Potrebbe
quindi convenire che il “primo” continui (sempre assicurato) fino alle
rocce del canalino, cercando di attrezzare una sosta per recuperare il
“secondo” e poi raggiungere la sosta di calata. Valutare bene come
muoversi !!!
IL BUIO OLTRE LA SIEPE
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Notevole
via nuova di Saverio De Toffol e Jorge Palacios che sale al centro
della parete sudovest del Torrione Palma in Grignetta, attraversando
una zona gialla di roccia compatta. Ambiente dolomitico, esposto,
grande varietà dei passaggi e roccia in generale molto buona e ottima.
Bisogna fare comunque sempre attenzione. I primi salitori non hanno
trovato alcuna traccia di passaggio. È necessaria inoltre una solida
esperienza alpinististica, e bisogna saper valutare la qualità della
roccia, oltre ad essere in grado di integrare efficacemente le
protezioni in caso di necessità. Nonostante i gradi “sulla carta” non
siano troppo elevati, si tratta di un itinerario severo e impegnativo.
Periodo
Estate; sole dopo le 14 circa. Ambiente alpino; attenzione alla meteo:
pericolo di temporali improvvisi. La parete asciuga abbastanza
velocemente dopo le piogge.
Chiodatura
La via è attrezzata a chiodi normali e fix alle soste. Portare il
casco, due mezze corde da 60m, una serie di friend BD 0.5 - 4, un set
di nuts, cordini. Utile il martello e qualche chiodo (un paio a punta).
Primi salitori
Saverio De Toffol e Jorge Palacios, dal basso e in diverse riprese. Terminata il 28.06.2020
Il nome della via si riferisce al famosissimo film tratto dal romanzo
di Harper Lee (USA 1960), che tratta il tema dei pregiudizi. In questo
caso, il pregiudizio si riferisce al fatto che se nessuno fino ad oggi
aveva aperto vie a sx della Cassin… Forse la roccia sembrava
friabile, e le zone gialle compatte promettevano una gran lavoro
di chiodi. E invece…
L1 IV+ 40m 8 ch., 2 fix di sosta.
Dalla sosta di partenza andare qualche metro a dx, salire un diedro,
quindi superare un muro verticale e obliquare verso dx in direzione di
un vago diedro nero. Diritti per esso e, prima che finisca, uscire a dx
su bella placchetta tecnica; tornare poi verso sx in direzione di
una bella placca verticale a buchi. Ancora in diagonale verso sx fino
ad una rampetta erbosa che si segue verso dx fino alla sosta.
L2 IV- 15m 2 ch., 2 fix di sosta.
In obliquo verso sx su roccia gradinata e rotta ma nel complesso solida
(comunque: attenzione) fino a giungere all'inizio di una fessura
diagonale verso sx. Seguirla fino al suo termine arrivando ad un
piccolo terrazzino dove si sosta.
L3 VII+ 15m 12ch., 2 fix di sosta.
Tiro chiave. Andare verso dx seguendo una piccola cengia che presto si
esaurisce nella parete. Salire più o meno diritti sfruttando i numerosi
buchi presenti, superare lo strapiombino sovrastante, ed infine
per placca delicata giungere in sosta.
L4 V 20m 9 ch., 2 fix di sosta.
Traversare un 1 m a dx, poi su diritti ad una piccola cengia; da qui
ancora diritti a superare un leggero strapiombino. Obliquare verso dx
ad una fessura, salirla e alla sua fine continuare diritti per bella
roccia articolata fino ad una cengia, che si segue verso dx giungendo
ad una comoda sosta.
L5 IV+ 30m 6ch., 1 fix e 1 clessidra di sosta.
Salire a sx della sosta, poi tornare a dx procedendo diritti fino a
pochi metri dall'intersecazione con la via Cassin. A questo punto
deviare nettamente a sx per una decina di metri, quindi verticalmente
per saltini arrivare alla sosta finale.
Discesa
Lungo la Via normale: dalla S5 salire una decina di metri fino ai 2
resinati dell’ultima sosta della Cassin. Da qui con pochi metri si sale
sulla cima, da cui ci si abbassa verso nord lungo una costa ghiaiosa
fino ad un fino ad un canalino di buona roccia (freccia), che va
disceso in facile arrampicata (bolli a vernice) raggiungendo una sosta
di calata per una doppia da 30m. Per il pendio detritico si ritorna al
sentiero in Val Scarettone.
ATTENZIONE: in vetta non si riesce ad attrezzare una sosta.
Potrebbe quindi convenire che il “primo” continui (sempre assicurato)
fino alle rocce del canalino, cercando di attrezzare una sosta per
recuperare il “secondo” e poi raggiungere la sosta di calata. Valutare
bene come muoversi !!!
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