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30 Dicembre 2012.
SCALATORI
VANDALI
 Segnaliamo
che la Falesia del Masone
sopra Barzio - Valsassina è inagibile in via definitiva, in quanto i
chiodatori stanno smantellando i tiri. Per ora sono stati spezzati a
filo della roccia i fix degli itinerari a sinistra di "Selvaggina
protetta" (compresa). In seguito verranno man mano eliminate
tutte le altre protezioni.
Le motivazioni di questa iniziativa verranno rese note dai chiodatori
se e quando lo vorranno, noi intanto esprimiamo la nostra solidarietà a
Pietro Buzzoni, Adriano Selva ed Andrea Spandri.
A Masone erano già successi episodi molto spiacevoli, come la comparsa
di maillons e allunghi che modificavano arbitrariamente la
moschettonatura di alcune vie, resti di fuochi (assolutamente vietati)
e tanta sporcizia sotto la parete. Poi sono comparsi scavi e migliorie
ad appigli e appoggi: si è passati così dalla maleducazione al vero e
proprio vandalismo. Non contenti, questi inqualificabili personaggi
(che purtroppo sono degli scalatori) hanno pensato bene di disboscare
numerose piante, alcune anche di pregio, tagliano i tronchi ad un
metro/ un metro e mezzo da terra fino ad un certo punto del diametro,
lasciando che il peso abbattesse del tutto l'albero, lasciato a marcire
sul posto. E qui siamo al limite del reato.
Non ci interessa mandare messaggi e inviti a tornare sulla retta via.
Intendiamo invece esprimere tutta la nostra indignazione rispetto
a questi comportamenti, che già hanno fatto danni devastanti ad Erna
Sorprese (vedi come promemoria alcune foto che ci sono state inviate).
Viene il sospetto che la compagnia di boscaioli sia la stessa.
P.S. Anche alla falesia del Grifone sullo Zucco Angelone ci sono stati
appigli/appoggi migliorati con luso di attrezzi ad hoc, che cambiano
nettamente il carattere e la difficoltà degli itinerari. Altrove, non
sappiamo, ma ci viene da dire ADESSO BASTA!
 Già
che ci siamo, segnaliamo un altro episodio quantomeno discutibile che,
seppure non abbia niente a che vedere con gli atteggiamenti ignobili
descritti sopra, ci lascia un po' perplessi su come venga talvolta
interpretata l'arrampicata. Sul Sasso del
Vallo,
il masso a monte di Via Santo Stefano - zona Viale Turati Lecco,
frequentato da anni per divertimento, sono comparse prese artificiali,
protezioni e catene che attrezzano degli improbabili "monotiri", dei
quali sinceramente non si capisce lo scopo. Propedeutico? Ma per
imparare a scalare non è meglio: (A) frequentare i settori più facili,
e NATURALI, di tante falesie lecchesi o (B) andare in una bella
palestra indoor? Un episodio simile, risalente ad alcuni anni fa, è
successo anche sui bellissimi massi che si incontrano andando dal
rifugio Stoppani alla Parete omonima. Anche qui evidentemente non si è
resistito alla tentazione di "attrezzarli" con prese artificiali.
Peccato che in questo caso, a nostro parere, si sia trattato di un vero
e proprio schiaffo ad un angolino bellissimo, dove sinceramente non si
sentiva il bisogno di una simile operazione.
Buone scalate per il 2013 ..... Pietro Corti, Paolo Vitali.
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17 Novembre 2012.
Riceviamo questa tempestiva mail
di congratulazioni e precisazioni da parte di Mario Giacherio, un nome
noto dell'alpinismo e arrampicata locale:
Lusingare progetti
simili è persino superfluo, sia per l’aspetto economico sostenuto, che
per il tempo-lavoro dedicato gratuitamente alla comunità alpinistica.
Tanto più che ci avviciniamo ai 25 anni che, il maggior numero delle
vecchie protezioni “evolute” (spit 8 mm con placchette in alluminio)
sono state infisse sui monti del Masino durante il periodo di
transizione verso la scalata moderna, e che il loro margine di
affidabilità è già stato da parecchio tempo superato. Questa,
è auspicabile sia la concreta direzione da prendere da tutte le sezioni
del C.A.I. che vogliono concretamente contribuire ed essere presenti
attivamente nel mondo alpinistico. Mario Giacherio
17 Novembre 2012.
Segnaliamo la meritevole iniziativa di Angelo Curti e Annalisa
Bonfanti, che nell'estate appena passata hanno richiodato due vie
aperte negli anni '86-'88 da Danilo Galbiati, Luca Cattaneo, Ezio
Tanzi, Marco Redaelli, Davide Corbetta, Giulio Maggioni (tutti del CAI
Carate Brianza) alla Punta Allievi in Val Masino. Le soste sono state
attrezzate a fix inox con anello di calata, mentre solo pochi fix sono
stati aggiunti sui tiri. Operazioni come questa possono "riportare in
vita" vie ormai quasi dimenticate, che spesso non hanno nulla da
invidiare a molte altre ben più blasonate.
Speriamo
che Angelo e Annalisa possano continuare nella loro opera anche gli
anni a venire, e che altre sezioni del CAI possano imparare da quella
di Carate Brianza ad aiutare queste semplici ma molto efficaci
iniziative! PV
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16 Novembre 2012.
Io sono le montagne che non ho scalato
Presso lì'
Auditorium Centro Intergenerazionale, Via Oberdan Gorgonzola -MISABATO
17 novembre 2012 ore 20,45 - ingresso libero e buffet per i partecipanti
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15 Novembre 2012.
Avevamo
già segnalato in questa sede ( Bacheca
del 2009 e 2011)
lo schiacciamento dell'ultimo resinato del sesto tiro della via
dell'Anniversario in Medale. Francesco Dalla Piazza ci conferma che
nulla è cambiato, nessuno si è preso cura della sostituzione, il
problema quindi persiste: occorre una fettuccia molto sottile da
infilare, oppure deviare a destra per la vecchia linea originale con
chiodi vecchi e distanti.
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5 Novembre 2012.
Piccolo aggiornamento della Falesia del Tramonto (vedi topos aggiornata):
Ghisa in Val Caino e Povero Silvio al primo settore sono stati
allungati sopra le rispettive catene di altri 8/10 metri su muro
strapiombante. Grazie come al solito a De Toffol e Lainati per le news.
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4 Novembre 2012.
PADERNO D'ADDA: occhio al
parcheggio!
Riceviamo da
Lucio Giudici e condividiamo lo sdegno:
Oggi siamo stati a Paderno a scalare visto il tempo e al nostro rientro
alla macchina, sorpresa: finestrino posteriore rotto, giubbotto e felpa
spariti come anche un paio di oakley e soprattutto ruota posteriore
tagliata! Non ho parole per descrivere chi compie questi gesti...
Attenzione gente al parcheggio .... sperando di non trovare mai altre
sorprese del genere. Buona scalata a saluti a tutti. Lucio G.
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24 Ottobre 2012.
In linea l'ggiornamento della topos con disegno
dettagliato.
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21 Ottobre 2012.
Via degli Amici alla Bastionata del Lago
Si
avvisa che sul secondo tiro è uscito un chiodo (si tratta di un chiodo
ad "U" piuttosto corto; per fortuna è rimasto in mano al secondo di
cordata). Regolarsi di conseguenza.
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Domenico Chindamo di
Valmadrera ci ha passato le informazioni per stendere la Topos della
piccola falesia del San Tomàas (San Tomaso, la bella località sopra
Valmadrera, a poca distanza dal Corno Rat). Tiri brevi ma molto intensi
sul settore di destra, decisamente più morbidi a sinistra... anche
sempre da "tirare". Un ottimo lavoro di chiodatura e pulizia dell'amico
Dome. Di seguito un breve scritto dell'autore ed un elenco
(selezionatissimo) del suo curriculum verticale, giusto per presentare
il personaggio: attivissimo nell'ambito del C.A.I. Valmadrera ed ottimo
alpinista - scalatore. A dimostrazione che l'età conta fino ad un certo
punto (siamo intorno alla prima metà degli "anta"...), perchè è la
"birra" che uno ha nella testa a fare la differenza.
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La Falesia di San
Tomàas si trova in località Tremarola a pochi minuti da San Tomaso:
percorrendo il sentiero che porta al Corno Rat, una deviazione ben
segnalata da un cartello indica la struttura. La prima volta che ero
andato a dare un'occhiata avevo già visto dei vecchi spit e qualche
chiodo, messi non so da chi, poi il posto mi era piaciuto e mi ero
ripromesso di tornarci presto. Tuttavia la vicinanza del Corno Rat mi
faceva sempre rimandare il momento di andare a metterci le mani, e così
sono passati oltre 25 anni finchè, circa 3 anni fa, ho finalmente preso
la decisione di "buttargli dentro" un po' di tempo. Le cose vanno prese
con calma!!! Devo dire che ha contribuito anche l'entusiasmo del
giovane (15 anni) Lorenzo Baronio, che in quel periodo mi seguiva nelle
salite in falesia ed in montagna. E' iniziato quindi il duro lavoro di
pulizia e di realizzazione del sentierino d'accesso e dei terrapieni,
che ha richiesto molto tempo; nel fratempo, man mano che chiodavo, mi
rendevo conto che la parete non offriva grandi possibilità di
sviluppare tiri di difficoltà abbordabili. Anche la via originale,
MILAURA, una volta pulita e raddrizzata, si è rivelata la più dura
della falesia. Questo mi preoccupava un po'; sapevo che rischiavo di
lavorare per niente, ma ho continuato lo stesso... Poi si vedrà!
Terminato il primo settore, sono anche rimasto da solo a portare avanti
il progetto, che ho deciso di proseguire iniziando a pulire il settore
di sinistra. Qui ho dovuto lavorare un po' di fantasia per tirare fuori
qualche tiro più facile, sfruttando i punti deboli offerti dalla
roccia, ed infatti sono nati IL TRUCCO C'E' MA NON SI VEDE che segue un
diedro (o forse no...), e poi il POPOLO DEI BATUFFI. Il cantiere è
ancora aperto; basta avere voglia, tempo... e qualche soldo, visto che
questo ultimo settore lo sto autofinanziando. Devo invece ringraziare
gli amici di AlpStation e Delfino Formenti per l'aiuto che mi hanno
dato nella realizzazione del settore di destra.
Domenico Chindamo
-Fitz Roy, Patagonia: Via Americana, 1984
-Badile, Bregaglia: prima ripetizione del Gran Diedro Ovest, 1985
-Grandes Jorasses, Monte Bianco: Sperone Walker,1986/87
-Dru, Monte Bianco: Diretta Americana,1986/87
-Kedarnath Peak,Garhwal Himalaya: via nuova, 1988
Ha partecipato inoltre con Delfino Formenti all'attrezzatura delle
prime vie di arrampicata sportiva di puàù tiri nel lecchese (Corno Rat
- Corni di canzo: Valentina e Volo dell'Aquila).
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14 Ottobre 2012.
MANOBONG alla Bastionata del Lago
Oggi
pomeriggio su Manobong abbiamo trovato a metà del secondo tiro grosso
masso instabile appoggiato, sul lato sinistro del diedro dopo lo
strapiombo quando mancano un 6 o 7 metri all'uscita.
Non lo abbiamo potuto disgaggiare perchè avevamo lasciato gli zaini
proprio sulla linea di caduta, i prossimi ripetitori potrebbero
riparare le loro cose e poi se nessuno è nei paraggi buttarlo giù.
Guido Pedretti.
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9 Ottobre 2012.
Ci segnalano che è
stato fatto un disboscamento alla base della falesia di Erna Sorprese,
che apre però alcune problematiche. E' vero che, nel caso di falesie a
ridosso dei boschi, un taglio di alleggerimento non può che migliorare
la situazione, in quanto gira più aria, c'è più luce, meno afa ed
umidità eccetera eccetera. Di contro però:
- un conto è sfrondare qualche arbusto, un conto è tagliare degli
alberi più grandi. Se c'è un proprietario del terreno (posto che in
questo caso sia stato magari lui, anche se è altamente imporbabile) può
anche arrabbiarsi!
- pare (non abbiamo controllato, riportiamo solo le segnalazioni
ricevute) che gli alberi siano stati tagliati a circa un metro e mezzo
da terra, tra l'altro spesso senza terminare il taglio, ma lasciando
che l'albero crollasse sotto il suo peso, spaccando il moncone del
tronco.
- la fascia tagliata pare essere un po' esagerata.
Non si sa chi sia stato, e non si vuole nemmeno scatenare la solita
polemica anonima da "forum"... Se però il boscaiolo misterioso è in
ascolto, speriamo che vada a terminare come si deve il lavoro iniziato
e che (sempre che non sia il proprietario) si fermi immediatamente per
evitare di creare problemi.
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6 Ottobre 2012.
ALPSTATION
anticipa la neve e vi offre una SUPER PROMOZIONE su tantissimi modelli
SCI-ALP e FREERIDE delle migliori marche: ELAN
DYNASTAR MOVEMENT K2 SKITRAB DYNAFIT ETC...
Tutti i nostri clienti troveranno anche SUPER SCONTI su scarponi da
scialpinismo, scarponi, scarpette, corde e rinvii!
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ATTENZIONE al parcheggio!
Emiliano ci segnala
che sono cambiate le
regole del nuovo parcheggio, che ora è consentito solo al Sabato e alla
Domenica con orari diversi tra maggio-ottobre (fino alle 19:30) e tra
novembre-marzo (fino alle 17:30), ma solo al
Sabato e Domenica non infrasettimanali!
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Ancora
un'altra interessantissima realizzazione in Grignetta, sempre
con l'obiettivo di ripetere in libera le vecchie vie in artificiale del
passato. Questa volta è toccato a Gerardo "Gerri" Re Depaolini
liberare la mitica Castagna
Alta al Secondo Magnaghi.
Anche in questo caso è stata necessaria una preparazione preventiva
della via, ed il risultato è stato ottimo. Una bellissima e dura
arrampicata, e soprattutto la riscoperta di itinerari ormai
abbandonati. Da non dimenticare quindi la precedente salita di tutte
queste vie al Secondo Magnaghi da parte di Milani Capialbi (vedi topos). |
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Attenzione: sulla via ALTRA
CHIAPPA, all'uscita del quinto tiro , il blocco sotto la Sosta 5
si muove! Si può evitare di tirarlo sulla
destra, il grado non cambia.
Approfittiamo per pubblicare un aggiornamento della topos online.
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Ieri
Giovedì 6 Settembre, Mario Vanni,
previo ok di Marco Vago (che aveva iniziato qualche anno fa il
progetto), è riuscito in un nuovo tiro alla falesia di Valbrona: si
tratta di un concatenamento tra Boh e Audio 2.
La via segue Boh per 4 spit e, subito dopo il passo atletico ed
esplosivo di Boh, si ricongiunge, tramite un difficile ed atletico
bulder verso sinistra (passo chiave), con Audio 2, che segue fino alla
catena.
La via è molto bella e continua e segue una naturale possibilità
offerta dalla roccia.
Durante i tentativi abbiamo sostituito la quarta piastrina di Boh, su
cui si volava spesso (era molto vecchia e arrugginita). Il grado
potrebbe essere 8a+/b ma si attendono
conferme da parte dei ripetitori; Marco Vago, dopo averlo provato per
un po', lo stimava 8b, ma prima di dare questi gradi vorremmo essere
sicuri.
Alla base della via, che ha preso il nome di " Pini
di Roma", con il
consenso di Marco ho indicato nome e tracciato della via. Per qualsiasi
ulteriore informazione il mandatemi
una mail o chiamate il 380-3116038. Mario
Vanni.
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5 Settembre 2012.
29
agosto 2012, la guida alpina Matteo Piccardi riesce nella prima salita
in libera della Via dei Ragni originale sulla parete Sud del Torrione
Magnaghi Centrale, in Grignetta. (Un bel racconto della
salita sul suo blog
). Senza dubbio una delle più belle linee della Grignetta, lungo una
elegantissima e strapiombantissima serie di fessure e diedri che
incide l'impressionante pancia gialla del Secondo Magnaghi. Neanche a
farlo apposta, poco tempo fa avevamo pubblicato la dettagliata topos di
Francesco Milani Capialbi, che aveva ripetuto tutte le vie delle pareti
Sud e Sud Est di questa struttura, confermando il grande impegno di
ognuna ...
Prima della "libera", la Via dei Ragni è stata ripetuta da Gerardo Re
Depaolini e Matteo, compresa l'uscita originale, che hanno
riattrezzato. Nell'occasione hanno anche pulito la roccia e collegato
alcuni dei vecchi chiodi sul primo e secondo tiro con cordini, laciando
poi i rinvii fissi. La via (a parte la recente ripetizione di Capialbi)
risultava infatti quasi del tutto abbandonata, con chiodatura obsoleta
o addirittura mancante in alto, e con la roccia a tratti friabile. Non
sono stati usati i pochi fix presenti. Pubblichiamo quindi la relazione che
Matteo ci ha inviato sabato 1 Settembre. Speriamo che
sia l'avventura di Francesco che quella di Matteo (e rispettive
compagne) siano da stimolo per riscoprire queste "perle" delle nostre
montagne..
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Follie estive da ALPSTATION Brianza
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Ci
giunge notizia che le soste di calata dalla via Astra sono state
riattrezzate, e leggermente allungate.
Attenzione: indispensabili corde da 60m.
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18 Luglio 2012.
Registriamo
con grande piacere un ritorno di interesse per le vie storiche della
Grignetta da parte di un nucleo di giovani climber lariani. Grazie a
Francesco Milani Capialbi, autore delle ripetizioni e delle relazioni,
ecco la topos dettagliatissima di alcuni importanti itinerari
quasi dimenticati:
La Via dei Ragni, la Ruchin, Chrysys, e la Castagna Alta.
Sono vie dal sapore antico (a parte la più recente Chrysis) e di gran
classe, che superano con un raffinato mix libera/artificiale una delle
pareti esteticamente più belle della Grignetta. La roccia va da ottima
a discreta, con tratti più friabili e scagliosi; la rarissima
frequentazione di questi itinerari non ne favorisce la pulizia. Neanche
da dire quindi che è necessaria ottima esperienza alpinistica
nonostante la brevità degli itinerari.
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16 Luglio 2012.
Luca
Passini è recentemente venuto a capo di un suo progetto alla Grotta di
Mandello, da lui chiodato all'estremità destra della falesia. Neanche a
dirlo, si tratta di un tiro di alta difficoltà (8c+), ed anche
parecchio complicato (numerose prese svase), con il pregio di essere
totalmente naturale. Da tempo la pratica di scavare/bricolare prese sta
lasciando il posto ad una più onesta (e lungimirante) mentalità
opposta, che valorizza le vie estreme su appigli - appoggi naturali. Il
livello attuale è talmente alto, anche tra le nuovissime generazioni di
fanciulli/e che, appena adolescenti, riescono su tiri di grado 8, che è
difficile immaginare di quanto verranno spostati ancora in avanti i
limiti di questa magnifica attività che è l'arrampicata. Quindi lo
scavo diventa sempre più un non-senso. Certo è che chiodare un tiro "di
livello" senza cadere nella tentazione di modellare, anche se solo per
poco, la roccia, diventa ancor più difficile, e richiede doti che vanno
al di là della sola "pompa". Un complimento aggiuntivo quindi a Luca
che ha saputo immaginare, ancor prima di "chiuderla", un via di questo
tipo.
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15 Luglio 2012.
RACCOLTA FONDI PER LA FALESIA DI PADERNO / CALUSCO
D'ADDA
E'
iniziata una raccolta fondi destinata al rifacimento delle soste delle
falesie di Paderno e Calusco d'Adda, oltre all'aiuto del CAI di
Vimercate e del negozio SHERPA e importante il contributo che ogni
climber e frequentatore potrà versare, fate il possibile, è per la
vostra sicurezza!
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L'instancabile Paolo Zorloni nei suoi giri in mountainbike per il
Triangolo Lariano è incappato in una zona di blocchi, che sicuramente
prenderà il nome di Settore Bikers ...
ecco il suo commento su LARIOBLOB:
MEN AT WORK! Vi
mostriamo un paio di foto
del nuovo "secret spot" che promette molto bene, accesso comodo, ottima
qualità di granito e linee super ... soprattutto dure! I primi lavori
di pulizia, ulteriore esplorazione (è probabile che ci siano altre
belle sorprese) e valorizzazione dello spot inizierà ufficialmente il
prossimo autunno. Ma già nel corso dell'estate ci potranno essere i
primi aggiornamenti su questa imminente area blocchi che ha tutte le
carte in regola per essere apprezzato dai numerosissimi boulderisti
Lariani e non...stay tuned. Paolo e Luigi.
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25 Giugno 2012.
Gianni Ronchi e Flavio De Stefani
nel 2011, autofinanziandosi, hanno recuperato un vecchio cantiere degli
anni ’90 dello stesso De Stefani, compiendo un gran lavoro di pulizia
in parete ed alla base.
Ecco la relazione aggiornata delle loro
nuove fatiche, la falesia del PUNGITOPO, che va ad arricchire la scelta
sulle sponde del Lario orientale.
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21 Giugno 2012.
In occasione del terzo anniversario di
apertura ALPSTATION BRIANZA
di Dolzago propone super sconti su scarpe scarpette scarponi e
abbigliamento con sconti dal 20% al 70% che si andranno ad affiancare
alle varie offerte sempre presenti, è il
momento giusto!
La promozione è valida dal 21 Giugno 15 Agosto 2012.
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Sabato
16 giugno Gianni Ronchi
ha sostituito i moschettoni di calata usurati a Galbiate: settore Black
Macigno, ed un paio di moschettoni anche all'Oasi. Contemporaneamente
ha effettuato un po' di giardinaggio in parete, rimanendo ustionato dal
contatto con l'erba velenosa..... Ronchi segnala quindi la presenza di
questa pericolosa pianta, che provoca fastidiose bolle sulla pelle. E'
probabile che si tratti della stessa varietà riportata a questo
link di Planetmountain, o comunque molto simile.
E' vero che in questo periodo Galbiate è off-limits per il caldo, si
raccomanda comunque attenzione, soprattutto se si portano dei bambini.
Un grazie agiuntivo a Gianni Ronchi sperando in una sua pronta
"sbollita".
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Invito aperto del negozio SHERPA per Sabato 31 Giugno e
Domenica 1 Luglio ai Piani D'Artavaggio alle "Prime Giornate di Test sui Materiali".
Sarà possibile testare i nuovi materiali che il mercato offre: Totem
Cam, Alpine UP, il Set da Ferrata della Edelrid, ecc.
Arrampicare, calate in corda doppia o assistita..., ma dove in
Artavaggio? al Sasso dei Nipoti, una piccola falesietta con vie da
12/15 metri da noi appena attrezzata e Stage al sabato sera al Rifugio
Sassi Castelli, pratica per tutta la domenica. Qui
trovate il programma. Vi aspetto, è consigliata la
prenotazione. Gio
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Riceviamo
e pubblichiamo una stimolante descrizione della falesia dei Campelli di
Luca Gabaglio, assiduo frequentatore e provetto arrampicatore. In
effetti Campelli è un posto interessante, dove ogni tanto si danno
convegno alcuni dei migliori climbers della zona. Luca Passini, per
esempio, che recentemente ha reso un bel servizio pulendo e liberando
l'ultimo tiro ancora NL della falesia, e poi il mitico Bàllera che ha
chiodato alcuni tiri di discreta cattiveria al Sasso Staccato, tra cui
un poetico "Cuore Infranto".
Il punto di vista di questo breve articolo è quello di un profondo
conoscitore del luogo, che cerca di analizzare due degli itinerari più
interessanti, secondo lui, tra gli "Over 8". E' una specie di
esperimento, per andare oltre le solite descrizioni, un po' generiche
(mea culpa...), a cui siamo abituati. PC
Cosa ci
fa preferire una falesia invece di un'altra ? Potrebbe essere la
bellezza dell'ambiente che la circonda o la qualità della roccia, però
non è sempre così. Va bene che tutto è soggettivo, ma ho sentito
arrampicatori definire addirittura “posti bellissimi” falesiette
talmente lugubri e umide che, più che in falesia, ti sembra di stare in
una di quelle cantine o garage dove si era soliti costruire il pannello
negli anni 80 o giù di lì...
Ma il
fatto è che quando ti trovi sotto a un tiro che ti interessa e che stai
tentando di salire in libera, non ti importa dove si trova: senti di
stare nel posto giusto e non vorresti essere da nessun'altra parte.
Sicuramente
la falesia dei Campelli, oltre ad avere diversi monotiri interessanti
da salire, offre anche la possibilità di scalare in un bellissimo
ambiente. C’è praticamente tutto! Una settantina di tiri su una
fascia rocciosa immersa in un bel bosco, con vista lago, e alle
spalle la Grigna Meridionale.
La
chiodatura di questa bella falesia è opera di Alessandro Ronchi e
Flavio De Stefani che nel 1997 attrezzano la maggior parte dei tiri,
facendo anche un grande lavoro di pulizia e consolidamento della
parete. Alessandro Ronchi riesce a chiodare diversi tiri molto duri,
per l'epoca, che verranno liberati solo diversi anni dopo.
Successivamente
altri arrampicatori di spicco come Marco Ballerini, Stefano Alippi e
Luca Passini danno il loro contributo alla falesia, chiodando, pulendo
e liberando altre lunghezze di livello elevato.
Ad oggi
la falesia presenta quasi una decina di tiri dall' 8a in su, ma anche
tutti gli altri gradi sono ben rappresentati; questo la rende di sicuro
interesse per una ampia fascia di climbers. Credo quindi che questa
falesia sia meritevole di almeno una visita, non solo per gli
arrampicatori locali, ma soprattutto per gli arrampicatori stranieri
che, venendo a scalare nel territorio lecchese, si ritrovano sempre
nelle solite falesie e, soprattutto d'estate, finiscono inevitabilmente
nella storica, bella, ma sempre molto affollata falesia del Nibbio.
Campelli
è frequentabile nelle mezze stagioni e d'estate; il suo orientamento
infatti fa si che si riesca a scalare all'ombra tutto il giorno
spostandosi nei vari settori. Inoltre, il non breve avvicinamento
contribuisce a rendere questa falesia un luogo tranquillo (a parte in
certe giornate, dove anche qui si trova un po’ di “ressa), cosa
particolarmente apprezzabile soprattutto ultimamente, visto il notevole
aumento del numero di praticanti di questo bellissimo sport.
Per
altre informazioni logistiche, elenco delle vie, altitudine,
esposizione eccetera troverete tutto il necessario nel
dettagliatissimo sito LARIOCLIMB,
curato da Paolo Vitali e Pietro Corti.
Vorrei
ora descrivere un paio di itinerari che mi sembrano particolarmente
validi, sia per bellezza che per impegno tecnico-fisico e che
sicuramente, a mio parere del tutto personale, meritano di essere
salite.
La prima
è TITANIC, un 8b (che mi permetto di definire “hard”) che sale una
linea abbastanza strapiombante sul Sasso Staccato. Inizia con
un'entrata atletica di una decina di movimenti che portano a un buon
riposo, proprio prima di un passo chiave abbastanza dinamico che
richiede un certo intuito ed un po' di determinazione. Segue una
sezione di resistenza su liste fino ad una discreta fessurina, che
permette di decontrarre un pochino prima di partire per una sequenza
davvero bella e dura con movimenti dinamici e di precisione su prese
piccole, fino ad un buon buco per riposare.
Poi,
quattro movimenti in allungo ed un traverso portano sotto una
placchetta verticale di precisione su piccole liste e svasetti, dove è
necessario mantenere la concentrazione per arrivare a una cengetta. La
via termina con quattro-cinque metri decisamente più facili, quasi un
defaticamento, per arrivare alla catena rilassati..... Un bel tiro di
circa 25 metri dove, oltre a tenersi, è necessaria anche una certa
tecnica. Unico neo, un paio di prese scavate alla partenza, che però a
mio parere sono giustificate dalla bellezza del tiro nel suo complesso.
L'altro
monotiro si trova invece nel Secondo Settore, dove sono concentrati la
maggior parte dei tiri difficili. Si tratta di Ramses, un' 8a+ molto
bello e vario per stile di scalata. Inizia con bei movimenti su tacche
e buchi in leggero strapiombo per cinque metri, poi passo chiave con
presina verticale, molto “da sentire”, e ristabilimento su cengetta con
allungo a una scaglietta ben visibile per la destra. Segue una sequenza
su piccole prese e allunghi fino ad un discreto buco. Dura
moschettonata, meglio con rinvio già in loco, poi un passo duro
in traverso verso destra e si cambia stile: siamo ora su una placca
verticale o leggermente appoggiata che propone una non facile sequenza
su prese sfuggenti, dove è richiesta più che altro scioltezza e
precisione dei piedi per quattro-cinque metri. Infine, in verticale su
prese buone sul 6b/c fino alla sosta. 30 metri davvero divertenti e di
soddisfazione.
Altri
tiri a mio parere validi sono: ER 7c+/8a, ASSUEFAZIONE 7c,
FOCUS 7c, WASABI 7b/c, PASSWORD 7b+, PRIORITA’
ASSOLUTA 7b, oltre a numerosi altri tiri che ora non sto ad elencare.
Come ho
già detto precedentemente, Campelli è una falesia estiva, ma come tutte
le falesie del lecchese (o meglio, della Lombardia…) risente un po' del
clima umido che si incontra nei periodi caldi. L'aderenza migliore la
si trova in aprile-maggio e in settembre, oppure in quelle rare e
magiche giornate con vento da nord.
Colgo
l'occasione per ringraziare ancora una volta i soliti (pochi)
chiodatori della nostra zona, Alessandro Ronchi (la cui opera prosegue
con Gianni Ronchi e Flavio De Stefani), Paolo Vitali e l’attivissimo
Delfino Formenti, che oltre ad attrezzare tiri nuovi, si occupano anche
della manutenzione delle falesie per far si che siano sempre sicure.
Buona
arrampicata a tutti. Luca Gabaglio
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Nuova falesia a San Tommaso
Vorrei
segnalare una nuova falesia da me attrezzata con la collaborazione di
Lorenzo Baronio in localita San Tommaso sopra Valmadrera. Si
tratta di un piccolo gioiello di roccia con tiri che non superano i
15/20 metri. Al momento vi sono già 11 tiri, dal 6a al 7c, con
arrampicata sia verticale che in strapionbo, e passaggi bulderosi.
A breve rilasceremo la topo aggiornata, eventuali commenti e opinioni
sulle difficoltà sono molto graditi, scrivete al sottoscritto o a
LARIOCLIM!
Ringrazio gli amici che mi hanno aiutato, Delfino Fornenti, Simone di ALPSTATION
e l'Agriturismo Rusconi per il contributo. Buon divertimento, Domenico Chindamo.
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Delfino
Formenti ha da poco terminato la sostituzione di tutte le soste, di
alcune piastrine e di alcuni fix alla falesia della Corna Rossa di
Valmadrera, con l'aiuto della Scuola intersezionale di Alpinismo
Attilio e Piero Piacco di Valmadrera, che ha contribuito con il
materiale, insieme ad altri sponsor. Segnaliamo questi interventi
ritenendoli molto importanti per l'arrampicata nel lecchese, e notiamo
con piacere che anche il C.A.I. Valmadrera ha fatto la sua parte.
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Il
Coordinamento Cornizzolo ricorda che le manifestazioni che non si sono
tenute durante il Cornizzolo Day , verranno proposte Venerdì 1 Giugno a
Civate in Piazza Antichi Padri . Al momento il programma e’ il
seguente : La serata avrà inizio alle 20.30 con lo spettacolo
delle gocce e successivo concerto dei Sulutumana. A metà concerto ci
sarà la premiazione delle opere dei ragazzi che saranno esposte in
piazza e che saranno valutate da apposita Giuria.
Manifestazione in difesa del
Cornizzolo, vedi la LOCANDINA
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Fine maggio 2012.
La Luna Nascente è la via pù bella del mondo. C'è un po' di tutto:
quasi sempre lame e fessure (e che lame e che fessure!), ma poi anche
morbide placche che ti riportano nel bosco dal quale eri uscito solo
qualche centinaio di metri più in basso. Già, perchè la Val di Mello è
così. Faggi, abeti, improvvise ondate di granito cosparse di cristalli
luccicanti, neri funghi corrosi, lunghissime vene bianche, fessure che
saettano come fulmini nell'oceano pietrificato. Poi ancora abeti e
faggi (ma c'è anche il maggiociondolo e, giù vicino al fiume, un bel
po' di Ontano) e, se è la stagione giusta, grassi porcini nascosti
sotto ciuffi di erba grassa. Anche la Nuova Dimensione è molto bella,
ma avevo troppa paura di spiacciccarmi di sotto e non me la sono goduta
del tutto. L'ho fatta una sola volta. "La Luna", invece, molte di più.
Il Bosca se ne è andato, e mi ha preso una profonda tristezza, non solo
per la persona, ma anche per quello che per me rappresentava. Anni nei
quali si stava sperimentando con meraviglia un nuovo modo di scalare,
che non aveva nulla a che vedere con quello che c'era prima, ne con
quello che è venuto subito dopo. Il Bosca l'arrampicata ce l'aveva
dentro, veramente... E' non è un dono di tutti.
Pietro Corti
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Cade
l'ultimo tiro dei Campelli (in realtà ce ne sarebbe ancora uno, ma è
più bello dirla così!): PEACEMAKER 8a, ad opera di Luca Passini. La topos online di LARIOCLIMB
è già aggiornata!
"Ho liberato il tiro
sfruttando il secco, prima delle grandi piogge, di solito lì era sempre
bagnato ... e sporco (che lavoraccio pulirla!). Bello, parte su una
canna obliqua fisica di difficile impostazione, poi una placca tecnica,
su concrezioni stranissime, che diventa poi sempre più facile fino in
cima alla falesia. Serie A!" L.Passini
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 Alterniamo
la pubblicazione di falesie che vanno ad aggiungersi al menù di
Larioclimb (tipo la recente news dei Corni
di Canzo; a breve altre!) con l'aggiornamento delle topos già
uscite. Quindi ecco qui la relazione del Grifone allo Zucco
dell'Angelone in Valsassina: tiri liberati, alcuni tiri rettificati
ecc...
Riteniamo
infatti che la comunicazione attraverso Internet abbia senso se i
contenuti vengono costantemente aggiornati, altrimenti tanto vale
aspettare la prossima guida cartacea, che comunque (purtroppo è un
limite di questi strumenti), comincia ad invecchiare già la settimana
successiva alla sua pubblicazione!
Grazie come
sempre a Pietro Buzzoni per le preziose informazioni e per il suo
continuo "presido" di questa falesia, con le utilissime opere di
manutenzione e pulizia.
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 Segnaliamo
la recente chiodatura di due nuovi simpatici settori di arrampicata in
zona Pradello - Sponda Orientale del Lago di Lecco, da parte di Gianni
Ronchi e Flavio De Stefani che ringraziamo come al solito per il loro
grande impegno; Gianni in particolare per le informazioni. Nei prossimi
giorni svilupperemo la "topos", nel frattempo queste
indicazioni
saranno sufficienti per iniziare a conoscere questa falesia, prima che
arrivi il gran caldo. La fotografia serve solo per individuare i
settori. Il posto è nuovo, quindi come sempre in questi casi va posta
la massima attenzione ad eventuali appigli
mobili, ed ai residui della ripulitura. Inoltre, come per tutte le
falesie di questa zona, sovrastate dalla gigantesca parete del San
Martino, consigliamo di stare alla larga dopo piogge intense, come pure
nelle giornate di forte vento.
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Essendo stato
individuato il sito di cova del Falco Pellegrino, il Responsabile della
Riserva ha disposto l'interdizione delle arrampicate per il solo
settore a dx della cascata (via Leoni, via Poiana, via dei Quarantenni,
via Amazonia) sino al 30 giugno. In sostanza quindi si può scalare alla
falesia del Tramonto, e sulle seguenti vie del Buco del Piombo:
Scarabelli, Diretta, Braccia di Piombo,Giurassica ,Mario Imperial. Per
il resto, valgono le regole generali sotto elencate. |
Riportiamo
gli avvisi di divieto periodico alla scalata nella zona del BUCO DEL
PIOMBO e FALESIA DEL TRAMONTO, diramati dalla gestione della RISERVA
NATURALE. Ringraziamo Saverio De Toffol per la segnalazione e
ricordiamo che i controlli sono, giustamente, frequenti e rigorosi. Nel
frattempo ci viene da pensare che se, come cittadini, ci sentiamo
tutelati da una così attenta difesa dell'ambiente naturale (pur dovendo
rinunciare, per un certo periodo, a poter frequentare le belle falesie
di questa valle), non riusciamo invece ad accettare che, a pochi
chilometri di distanza, ci si debba periodicamente mobilitare contro il
progetto di devastare definitivamente il monte Cornizzolo, aprendo
un'enorme fronte di scavo a 1.000 metri di quota in un ambiente
meraviglioso (tra l'altro, a poche centinaia di metri di distanza
dall'abbazia di San Pietro al Monte). Ricordiamo quindi a tutti gli
appassionati di montagna che frequentano i monti lecchesi di seguire
con attenzione le vicende legate a questa pericolosissima (e
tristissima) vicenda! ndr
- Dal 1 di marzo di ogni anno è stato
introdotto, a tutela del sito di cova del falco pellegrino, il divieto
di arrampicata sia su tutta la falesia del Buco del Piombo che sulla
contigua Falesia del Tramonto; il divieto generale viene a decadere
solo dopo che venga ritrovato il sito di nidificazione del Falco
pellegrino, quando cioè il diivieto si va restringendo alla sezione di
parete interessata alla riproduzione del rapace (vedi paragrafo 4.2.6
del Piano: Gestione delle attività ludico- sportive, ricreative
compatibili)
- L’apertura di nuove vie di arrampicata
sulla falesia del Buco del Piombo e su tutte le altre strutture della
valle è possibile solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte
della Riserva Naturale (vedi punto 15 del paragrafo 4.1 del Piano
[Divieti e limiti delle attività antropiche]).
- Infine, nel caso in cui si ravvisasse la
necessità di assumere ulteriori provvedimenti a tutela di altre specie
selvatiche (uccelli o mammiferi che siano) l’Ente gestore può
“applicare ulteriori norme di interesse conservazionistico” (vedi
paragrafo 4.2.6 del Piano: Gestione delle attività ludico- sportive,
ricreative compatibili). Ad esempio, quest’anno, si è tardivamente
scoperta la nidificazione di allocco nella “fessura dell’Angelo”. In
questo caso, in attesa di provvedimenti specifici da parte della
Riserva Naturale, si è semplicemente apposto un cartello (sul 1° fixe
della stessa via) dove si chiede gentilmente ai fruitori della parete
di non salire la specifica via (richiesta che, ahimé, è spesso e
incomprensibilmente disattesa dai climbers)
Inoltre, e non ultimo, il problema del parcheggio presso la
località S. Salvatore (che peraltro è privato): per evitare ingorghi -
soprattutto nei giorni festivi - è auspicabile che gli scalatori
facciano uso del parcheggio in prossimità della più decentrata locanda
Cà Nova, risalendo successivamente all’Eremo lungo la bellissima
mulattiera (10 minuti circa).
Si raccomanda anche un comportamento idoneo alla bellezza del
sito, e cioè: limitazione degli schiamazzi, attenzione a non lasciare
rifiuti, ecc.
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Ringraziamo
il forte scalatore Giacomo Rusconi per le precise informazioni sugli
itinerari sportivi ai Corni di Canzo, da lui attrezzati in
collaborazione con Fabrizio Pina. Abbiamo avuto modo di ripeterne
diversi, confermando la particolarità e l'eleganza dello stile di
arrampicata su questo bel calcare finemente scolpito, ma spesso anche
molto liscio. Bellissimo l'ambiente; l'avvicinamento però è decisamente
lungo, per i canoni del pigro climber godereccio, comunque ci si può
organizare con il servizio jeep dei gestori del rifugio, quando
"apre" la stagione. Complimenti a Mino e Fabrizio per l'ottimo lavoro
svolto con grande competenza. .
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IL CASO DELLE SCRITTE AD INTROBIO
Nella
primavera del 1974 Don Agostino Butturini, sacerdote ed educatore al
Collegio Alessandro Volta di Lecco, propone ad alcuni ragazzi di
seconda e terza media di partecipare al Corso di Alpinismo "Attilio
Piacco" del C.A.I. di Valmadrera. L'esperienza si rivela positiva, e le
prime arrampicate piacciono a tal punto che molti di loro (tra cui il
sottoscritto, che allora aveva 12 anni) vogliono andare avanti. Don
Agostino intuisce così che l'arrampicata può essere un valido strumento
di crescita per ragazzi di quell'età; il fatto poi di essere a Lecco,
una delle capitali dell'alpinismo italiano, fa il resto.
Nel 1975 nasce il Gruppo Condor, ispirato al grande rapace andino
sinonimo di libertà, grandi spazi, montagne, e l’arrampicata
costituisce l'attività principale del Gruppo. Ovviamente, il livello
delle “imprese” domenicali viene proporzionato alla giovanissima età
dei protagonisti; non esistevano le falesie attrezzate, ne tantomeno i
fix of i resinati.
Dopo un primo periodo passato a ripetere le divertenti vie classiche
della Grigna Meridionale, “il Don” comincia ad esplorare alcune
strutture rocciose in Valsassina, appena a Nord di Lecco, dove apre a
suon di chiodi, sempre dal basso e con i ragazzi come compagni di
cordata, un gran numero di vie nuove. Questi itinerari sono brevi,
due/tre lunghezze di corda, ma di buon livello tecnico, tanto che già
dopo pochissimi anni, si potevano trovare sulle vie più impegantive
della Medale e della Grignetta, cordate autonome di quindici/sedicenni
che si erano fatti le ossa proprio sulle verticali pareti del Sasso di
Introbio e della Pala.
Dal canto suo Don Agostino non fa solo da accompagnatore ai piccoli
Condor, ma, essendo dotato di un ottimo stile di arrampicata, ripete da
primo di cordata alcune belle salite in Dolomiti e nel
Masinom-Bregaglia. Citandone alcune: la Cassin alla Cima Ovest di
Lavaredo, la Steger al Catinaccio, lo Spigolo Vinci al Cengalo.
Questo per inquadrare a grandissime linee l’argomento…. Non molto
tempo fa infatti è uscita sul web una polemica intorno ad alcune grandi
scritte colorate, presenti alla base di molte vie del Sasso di Introbio
e dei settori vicini. Riporto quindi di seguito una riflessione dello
scopritore (30 anni fa) ed attualissimo frequentatore di questa
falesia: Don Agostino in persona, per l’appunto.
Pietro Corti, Aprile 2012
UNA STORIA PICCOLA, MA CON
UN PO’ DI FASCINO.…
Giorni fa mi telefona il Pietro (“Condor”
di vecchia data) per dirmi,
con la sua velata diplomazia per addolcire la pillola, che qualcuno è
sconcertato (eufemismo) per le vistose scritte alla Pala Condor di
Introbio.
E’ un po’ che non la frequento, perché nei pochi sabati a disposizione
durante l’inverno, incoraggiato da un amico Guida Alpina e dal suo
simpatico clan, mi sono dedicato a rivisitare, con un po’ di nostalgia,
le vecchie vie Baiedo e Sperone alla Rocca, la struttura di fronte al
Sasso di Introbio.
A proposito…. Queste vie ora sono percorribili perché riattrezzate a
fix (Enzo Nogara) e ripulite (da me). Gli ultimi ripetitori, già
parecchi, manifestano soddisfazione…
Tornando alla vicenda: incuriosito, sono tornato alla Pala Condor ed ho
capito. Forse per farmi piacere (?) alcuni ragazzi hanno calcato la
mano ed hanno “rinfrescato” con colori appariscenti alcune scritte,
peraltro già presenti, molte delle quali (lo confesso) da ne realizzate
con i ragazzi di allora negli anni ’80.
A questo punto, ecco la piccola storia: quando arrivammo, in un periodo
a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80, c’erano rovi a volontà, erba e zone
friabili sulle rocce, il tutto condito dall’incolpevole lezzo di un
allevamento di maiali lì nei pressi.
Ci siamo calati infinite volte per ripulire, sistemare, “abbellire” le
nostre viette aperte rigorosamente dal basso (allora si usava così…).
L’unica nota un po’ allegra e colorata erano le scritte alla base, che
indicavano ai futuri ripetitori il nome dell’itinerario appena
terminato. In parte, queste scritte erano anche frutto di orgoglio: per
quei giovani scalatori, i 20-30 metri di parete vergine salita dal
basso, erano… l’Everest. Ragazzini, appunto! Non erano del tutto
giustificabili, col senno di poi; ma tant’è… così è stato.
Poi sono arrivati i fix, i resinati, e alcune vie nuove “calate
dall’alto”. Il giocattolo è finito in altre mani. Ci è sembrato giusto,
la roccia è di tutti. E’ rimasto però un retrogusto di nostalgia ed un
po’ di rimpianto per i miei vecchi chiodi, solo parzialmente restituiti
(sto scherzando).
Ora tutta la zona è diventata una rinomata falesia e, dopo un inizio
folgorante ed un successivo periodo di stasi, il flusso dei
frequentatori ha ripreso vigore; le scritte perciò vengono maggiormente
notate.
Quindi, se dovessero rappresentare una offesa al “comune senso del
pudore” ambientale ed arrampicatorio (senza ironia) mi riprometto di
farne perdere le tracce, o di ridurne l’impatto.
Forse però, senza minimizzare il fatto in questione, i veri problemi
sono altri e per quelli vale la pena darsi da fare. Sarà il caso di
lasciare perdere cattedra e penna per riprendere quello che sappiamo
fare meglio (e tantissimi molto meglio di me): continuare cioè ad
arrampicare e gustare, magari insieme, il ruvido contatto con la
pietra. Siccome infine, nonostante gli anni, non sono ancora fuori di
testa, e qualcosa mi è rimasto nei piedi e nelle mani, mi piacerebbe
avere solo amici con cui continuare a condividere questa passione, e
lasciare questa terra (più tardi possibile) in pace.
Fatemi sapere…. Con gentilezza.
Don Agostino
P.S.
1) Molte scritte non sono nostre; forse ha giocato l’imitazione .
2) Condivido l’opinione che nei siti di arrampicata ci sia la massima
serietà in termini di sicurezza; ciò nonostante, senza scadere nella
logica da Luna Park, non fa male qualche concessione allo spirito
goliardico. In fondo la falesia, oltre ad essere un ambiente da
prestazione sportiva, è anche un luogo di aggregazione, lontano
dall’agonismo esasperato.
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Daniele
ci segnala che al Settore Canyon di Paderno d'Adda gli ultimi due tiri
sulla sinistra, non presenti sulle guide ma indicati in loco con il
grado di 6a alla base, sono diventati estrememente pericolosi per via
della roccia particolarmente friabile. ATTENZIONE
a chi scala e anche a chi sta sotto!
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CSiamo
in partenza per una trasferta sci-alpinistica in Armenia, torneremo
online l'11 di Aprile, se mandate commenti/materiali alla BACHECA
portate qualche giorno di pazienza! PV
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Ci
è giunta segnalazione che al parcheggio davanti alla falesia di
Valbrona sono state tagliate delle gomme di alcune auto degli
arrampicatori! Non conosciamo i motivi del gesto, ma forse è
consigliabile parcheggiare più in basso al paese e camminare 20 minuti
per raggiungere la falesia!
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DA UNA CHIACCHERATA CON DELFINO FORMENTI
Una
premessa personale. Ho conosciuto Delfino Formenti verso la fine degli
gli anni ’70, io poco più che adolescente, durante il periodo di
passaggio dall’alpinismo classico (e dall’arrampicata con staffe e
scarponi) al free climbing ed all’arrampicata sportiva. Ero sotto al
Sasso di Introbio, pronto per salire una delle vie da poco aperte dal
Don Agostino di Lecco. Arriva un ragazzotto poco più grande di me, con
capelli fino alle spalle, scarpette leggere, sacchetto del magnesio e
(non ci crederete) un registratore Philips appeso all’imbrago…. L’unica
cosa che non ricordo era la musica che accompagnava la sua performance.…
Il Delfo ha chiodato per più di 25 anni, attrezzando 8 falesie note e
frequentate, altri posti meno conosciuti (le pareti della Melgone, per
esempio, o la Pala del Cammello) più qualche via tra Antimedale, Pizzo
d’Erna e Bastionata Sud del Resegone; tutto nei dintorni di Lecco. Non
è stato certo l’unico chiodatore della zona, ma è quello che ha
resistito di più, con ancora una gran voglia di trapanare. Per nostra
fortuna.
Ospitiamo quindi volentieri queste riflessioni di Delfino, che ad un
certo punto della sua carriera, di fronte all’accumularsi di certe
situazioni, ha invertito l’interruttore... E al posto di “mettere” si è
messo a togliere.
Tu sporchi? Non hai rispetto? Te ne freghi di chi ha chiodato? E io
smantello….
Personalmente, non capisco l’insofferenza che a volte emerge
verso questi chiodatori, quasi desse fastidio che ci sia in giro gente
a cui dobbiamo qualcosa. La questione più urgente però, a mio parere, è
quella dell’approccio culturale alle falesie: lo testimoniano la
spazzatura alla base di molte pareti, le prese mai spazzolate o,
peggio, segnate in modo ossessivo, il chiasso inutile (cellulari
compresi) , gli itinerari “occupati” per ore e ore.
Senza voler fare il sociologo, non è difficile capire che queste
situazioni sono figlie dell’abitudine al consumo più ottuso:
pago-pretendo. Solo che qui manca la prima parte, ma a questa gente
importa poco.
Pietro Corti
P.S. Il 7
marzo 2012 è uscito un bell’articolo sulla Provincia di Lecco a firma
Giorgio Spreafico, che consigliamo vivamente di leggere. Gli argomenti
sono, in parte, gli stessi di quanto pubblichiamo di seguito.
D’altronde ci stavamo già lavorando….
PP.SS. recentemente
è sorta una discussione intorno a certe scritte al settore Pala Condor
della falesia del Sasso di Introbio in Valsassina (LC). Visto che
l’argomento che stiamo trattando è anche quello ambientale, devo dire
che non le apprezzo, ed auspico vivamente che la vena artistica degli
autori si possa esprimere in futuro in altri contesti. Queste scritte
fanno parte tuttavia della particolarissima storia di questa falesia,
che, parere personale, rappresenta un valore assolutamente superiore a
qualsiasi fastidio ottico.
Lo stato delle falesie, il pensiero di Delfino
Ho tolto qualche decina di piastrine al Lariosauro ed alla Discoteca
(due delle falesie lecchesi più frequentate, da me attrezzate) per far
capire con un esempio pratico che gli itinerari di falesia sono un
patrimonio a disposizione di tutti, costruito però con grande fatica e
spesa, e che se agli scalatori non interessa tutelarlo, allora tanto
vale smontarlo.
Non mi sono mai piaciute le chiacchere, e quindi, visto che da un po’
di tempo a questa parte tocca tornare sempre su certi argomenti,
ho smantellato quelle vie per spiegare meglio il concetto; mai come in
questi ultimi anni infatti ho visto tanta incuria e maleducazione in
falesia. Non tutti gli scalatori sono così, tuttavia i comportamenti
incivili di una minoranza stanno causando un danno per tutti.
Avrei preferito raccontare di qualche falesia nuova; comunque non sono
stato del tutto con le mani in mano, e nel corso di questo inverno ho
fatto manutenzione alla falesia della Corna Rossa a Valmadrera,
sistemando tutte le soste. A breve la revisione delle piastrine e dei
dadi lungo i tiri, grazie anche all’aiuto concreto degli amici della
Scuola Attilio Piacco del C.A.I. Valmadrera.
Davvero non capisco: sembrerebbe normale considerare le falesie un
bene comune, dove tutti coloro che le frequentano si adoperano
per proteggerle dal degrado. Invece spesso si assiste al fenomeno
contrario. La sporcizia alla base delle pareti, le piccole
infrastrutture (gradini ecc…) lasciate andare, gli appigli segnati e
pieni di magnesio mai spazzolato, eccetera, sono un segnale allarmante
di maleducazione diffusa. Per non parlare di altri “oggetti abbandonati
“ ancor meno gradevoli, oppure di resti di falò che denotano una totale
mancanza di attenzione e di prudenza. In inverni secchi come quelli a
cui assistiamo, non ci vuole niente a far partire un incendio
devastante per questi comportamenti da irresponsabili. Tanta fatica per
attrezzare e pulire a favore di certa gente? Non ne vale la pena.
Come vedono, gli scalatori di oggi, il futuro dei siti di arrampicata
quando i chiodatori originali andranno “in pensione”? Molti
evidentemente non si pongono nemmeno il problema: ci sarà chi
provvederà. A costoro dico di non contarci troppo: se fino ad oggi a
pochi è fregato qualcosa sostenere i chiodatori, non vedo perché le
cose debbano cambiare in futuro. Non ci saranno molte alternative,
comunque: o sarà compito delle guide alpine, pagate da qualche ente od
associazione, oppure alcuni volonterosi prenderanno in mano il
testimone lasciatogli da altri ed andranno avanti…. Tenendo presente
però che richiodare una falesia è compito molto difficile e delicato,
dove è meglio che ci mette mano sappia quello che sta facendo.
Ci sono già esempi dove, in mancanza di manutenzione e conseguente calo
di visite, si vede che la falesia degrada velocemente. Infatti, se
l’effetto di una frequentazione incivile è devastante, anche
l’abbandono, alla lunga, provoca danni evidenti: erbacce e sassi
mobili, protezioni arrugginite, eccetera. Comunque, nessun problema: si
cambierà falesia; ce n’è in giro un sacco.
Quali sono i problemi o le urgenze principali che riscontro?
-La manutenzione dell’attrezzatura in parete: prima o poi le intemperie
od altri fattori, come lo sfregamento tra moschettone e piastrina, per
esempio, colpiscono il metallo togliendo la zincatura ed esponendo il
materiale all’ossidazione. Quindi periodicamente andrebbero sostituiti
i dadi dei fix, le piastrine, le catene ecc…, come pure i moschettoni
di calata che dopo qualche anno mostrano evidenti solchi da consunzione.
-La manutenzione alla base: i piccoli terrapieni ed i terrazzamenti col
tempo si erodono e crollano, mentre i legni usati per il contenimento
marciscono. Una maggiore cura da parte dei frequentatori aumenta la
durata di queste opere, che comunque vanno sistemate o ripristinate. Lo
stesso vale per eventuali panchine, steccionate ecc… che rendono più
comoda la vita del climber.
-La pulizia sia sotto la falesia che in parete: non ci sono solo le
prese sporche di magnesio (ma perché gli scalatori non si portano lo
spazzolino????); ora si son messi anche gli odiosi bolli, strisce e
quant’altro (a quando le seguenze numerate mano/piede –
destra/sinistra?) per segnare appigli ed appoggi. Chi proprio non ne
può fare a meno, nemmeno sul 5b/c, almeno li pulisca completamente una
volta che abbandona il tiro.
-Le bricolature di appigli ed appoggi, non solo su certi tiri nuovi, ma
addirittura su itinerari storici. In quest’ultimo caso andiamo oltre il
confine della mancanza di rispetto verso la roccia, passando
decisamente in una sorta di “delinquenza” verticale.
Dopo tanti anni di chiodature, la mia preoccupazione principale è che
molto di quello che ho fatto vada a perdersi per incuria e
disattenzione. Inoltre faccio sempre più fatica a sopportare certi
comportamenti maleducati, che, oltre a non rispettare l’ambiente, non
tengono più neanche conto della presenza di altri scalatori: il
chiasso, i cellulari che squillano, i tiri occupati per ore. Devo dire
che il quadro è desolante. La crescita della frequentazione ha
determinato infatti un proporzionale aumento di persone incivili che
farebbero meglio a starsene a casa propria. Inoltre, nonostante
l’arrampicata sportiva in falesia sia diventata negli anni un fenomeno
di massa, di cui molte aziende e negozi beneficiano economicamente, la
fatica per reperire il materiale è addirittura aumentata.
Mi sorprende quindi che, nonostante tra tutte le persone che scalano
nelle falesie lecchesi ci sia anche chi appartiene ai gruppi
alpinistici ed ai C.A.I. locali, queste stesse associazioni non si
siano mai attivate su questi problemi, salvo poi portare i corsi di
arrampicata proprio su queste stesse strutture. Poche eccezioni, che mi
fanno molto piacere: una targa di riconoscimento che mi è stata data
nel 2010 dall’U.O.E.I. Unione Operaia Escursionisti Italiani - sezione
di Lecco e gruppo Gamma Lecco, il già citato aiuto da parte della
Scuola del C.A.I. Valmadrera, ed il sostegno degli amici di Larioclimb.
In passato, il contributo continuativo, durato diversi anni,
dell’azienda C.A.L. di Malgrate grazie ad Angelo Riva e Pietro Corti, e
poi di Carlo Paglioli di Climbing Technology di Cisano Bergamasco.
Forse il nostro ambiente è ancora troppo legato alla sua storia
alpinistica, fatta di grandi imprese e personaggi mitici che
hanno portato il nome della città in tutto il mondo, e ancora considera
l’arrampicata sportiva un’attività minore, se non una strana pratica da
Luna Park. Nonostante abbia formato importanti scalatori, ed abbia
completato il vastissimo patrimonio di itinerari alpinistici ed
escursionistici delle nostre montagne con migliaia di tiri sportivi,
che attirano decine di migliaia di persone ogni anno.
Da un territorio con una tradizione di questo livello, legata alla
montagna ed all’arrampicata, mi aspetterei quindi alcune cose: che chi
ha voglia e capacità di chiodare venga in qualche modo aiutato a
procurarsi il materiale necessario. Questo vale sia per i “veterani”
(che ancora devono fare un sacco di fatica) che per i giovani
scalatori: ce ne sono in giro alcuni davvero fortissimi, che però
cercano di migliorare continuamente le proprie performances personali
su tiri chiodati da altri, senza darsi da fare per scoprire qualcosa in
prima persona. Men che meno si trova gente nuova disposta a creare
nuove falesie alla portata di tutti. Forse, uno stimolo potrebbe venire
quindi da una maggiore attenzione del territorio verso l’attività di
chiodatura, ed un aiuto concreto per gratificare chi se ne occupa.
Le nuove possibilità non mancano; ci sono ancora numerose strutture nel
lecchese, alcune anche comode ed evidenti, che aspettano di essere
chiodare. Manca “solo” la voglia di darsi da fare; tant’è che nel
nostro territorio i posti nuovi vengono da un numero molto ristretto di
personaggi, ormai non più giovanissimi…
Mi aspetterei poi che gli scalatori, soprattutto i più giovani, abbiano
la consapevolezza di quanta fatica e spesa sia necessaria per mettere
insieme una falesia, e finisca una buona volta la mentalità che tutto
sia dovuto, sentendosi liberi di criticare a ruota libera il lavoro
altrui. Per fortuna ho la soddisfazione di vedere che c’è un sacco di
gente che apprezza: basta vedere l’affollamento nei fine settimana
nelle mie falesie…..
Delfino Fromenti, Marzo
2012
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Sconti fino al 50% su tantisimi articoli: corde, rinvii, scarponi
scialp, sci, etc.
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Dopo
aver liberato martedì UN DONO D'ALI L1+L2, sabato é stato il turno di
SI, YES, OUI, DA;
Grado proposto per entrambi 8b+ (da confermare/smentire)
UN DONO D'ALI L1+L2 , 8b+?
Bellissima e lunga via che concatena le due lunghezze con una sezione
molto estetica e continua su prua strapiombante e finale su muro grigio
a tacche.
SI, YES, OUI, DA, 8b+?
Partenza dalla sosta di NO, NO, NO; fisica su grosse prese che
conducono ad una corta ma intensissima (per mé) sequenza
spallata+rovescio,...finale in comune con UN DONO D'ALI; magari c'é un
sistema più semplice,..magari nò!
Per entrambe occhio alla lunhezza della corda in calata!
Ora per le conferme non resta che aspettare le ripetizioni e sopratutto
Ondra o qualche altro mutante per liberare il grande SPECCHIO;
centrale... Ciao . Nicola Vonarburg
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AMAZZONIA
RAIDERS (l’errore grammaticale nel nome è voluto!) è la nuova
via di Lorenzo Barolo, B. Ermes con l’aiuto di Davide Rezzonico, aperta
nel2011.
100m – 3L 7c+ (6c obb.) RP Luca Schiera.
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Il negozio SHERPA
organizza Orizzonti Verticali, un
ciclo di tre serate dedicate alle grandi Montagne
- I ragazzi de LaCutrettola, sui giganti
della Cordillera Boliviana - Venerdì 9 Marzo
- Fabio Valseschini lungo la Via Cassin al
Mc Kinley - Venerdì 23 Marzo
- Franco Nicolini lungo la sua impresa del
concatenamento delle Alpi - Venerdì 30 Marzo
Ingresso libero presso il Cine Teatro Pio XII - Via Parrocchia 39 -
Ronco Briantino (MB).
Durante le serate saranno raccolti fondi destinati al progetto
insegnanti per Nepal by Roby Piantoni.
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13 Febbraio 2012.

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Stiamo
tornando! In questo lungo periodo
di inattività a
causa di impegni privati, professionali e infortuni vari siamo stati
costretti a stare lontani dai blocchi con una conseguente
inattività anche sul web. Ringrazio tutti coloro che nel
frattempo mi hanno scritto o telefonato in cerca di informazioni e
tutti coloro che hanno frequentato le zone boulder aiutando così
a mantenere puliti i massi. Mi scuso se eventualmente qualcuno mi ha
scritto per richiedere info o comunicare nuovi blocchi e non ha
ricevuto risposta, ricontattatemi e avrete una sicura risposta. Stiamo
tornando in attività ed è facile intuire che nei prossimi
mesi ci saranno aggiornamenti e novità. A presto Paolo e Luigi.
I lavori di esplorazione,
valorizzazione e catalogazione continuano. Ogni tipo di
informazione o aiuto per aumentare le aree bloc lariane sono sempre ben
accette.
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clicca la foto
per aprire la relazione
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29 Gennaio 2012.
ARRAMPICARE INTORNO AL LARIO
la nuova guida online-free delle falesie e vie nel lecchese!
FALESIA DEL TRAMONTO
Un aggiornamento a
questa bella falesia del Triangolo Lariano, recentemente ampliata anche
grazie al contributo in fix di LARIOCLIMB.
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8 Gennaio
2012.
Oggi sono andato
a
ripetere la via ZANETTI 2000 in Medale e
con nostra sorpresa ci siamo dovuti calare all'ultimo tiro in quanto
sul passo chiave di 7a+ in strapiombo qualcuno ha ben pensato di
togliere la piastrina dello spit rendendo molto pericoloso se non
addirittura infattibile il passaggio. La protezione precedente
è
parecchio sotto e su diedrino appoggiato! Con certezza sappiamo che lo
scorso anno era tutto in ordine in quanto era stata ripetuta dai nostri
amici Stefano e Michele. Sono dei gesti intenzionali e ingiustificati
ai quali non riesco proprio a trovare una spiegazione!
Giorgio De Capitani
Vogliamo
pensare
e
sperare che il bullone dello spit si sia allentato con il tempo,
qualche volta succede, altrimenti il "nostro ambiente" sarebbe
veramente caduto molto in basso! Intanto i prossimi ripetitori sono
avvisati di portarsi piastrina e bullone da avvitare, e per favore
LASCIARE! ndr
6 Gennaio 2012.
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GALBIATE
Settore
ORECCHIA: ATTENZIONE ad una enorme lama pericolante all'altezza
dell'ottavo fix dell'ultimo tiro a destra (VIAGRA, 6b+). |
Il Monte Cornizzolo è ancora sotto scacco.10 anni
fa era stato
respinto il progetto di aprire una nuova cava, grazie alla
mobilitazione di un nutrito gruppo di volontari ed all'incredibile
coinvolgimento della popolazione, culminato con il mitico CORNIZZOLO
DAY. Un bagno di folla salita a piedi lungo le pendici della montagna
per dire NO all'ennesima aggressione ambientale. Ora ci stanno
riprovando, e quindi riparte il tam-tam per radunare idealmente intorno
al Cornizzolo migliaia di persone a sua difesa. Pubblichiamo volentieri
il volantino
del Coordinamento Conizzolo
, al quale va la nostra profonda gratitudine di cittadini e, nel nostro
caso, anche di alpinisti, per essersi efficacemente (ri)attivato su
questo problema. Da parte nostra, vogliamo dare un piccolo contributo
alla causa attraverso Il nostro sito, visitato giornalmente da ogni
tipo di amante della montagna. E' a loro che rivolgiamo l'appello di
seguire con attenzione la vicenda, anche attraverso il sito del
Coordinamento
Cornizzolo.
Oggi tocca (ancora) al Cornizzolo; domani
chissà! PC/PV
Di seguito, infine, alcune considerazioni personali di Pietro Corti.
Che bella la
consapevolezza di vivere in un territorio famoso per la sua bellezza e
per l’equilibrio tra un ambiente superbo e l’opera
dell’uomo. Poi, pian
piano, si insinua il dubbio che questa simbiosi non sia proprio
così
felice come ce la descriveva il Manzoni qualche tempo fa, sintetizzando
l’amore per la propria terra nello struggente Addio Monti.
In realtà
l’addio ai monti, o almeno ad una consistente parte di essi, i
lecchesi
lo stanno già dando da tempo… forse senza neanche
angustiarsi più di
tanto. Tale è l’armonia della natura che ci circonda,
alla quale
siamo abituati da generazioni, che a quanto pare pensiamo di poterci
permettere di perdere lungo la strada dei pezzi non particolarmente
pregiati, dissipando un patrimonio che, però, non è
nostro………..
Una parte di questi monti, infatti, si è polverizzata nelle cave
che circondano la città:
-Moregallo: una
nuova, enorme ferita, si sta lentamente allargando proprio in questi
mesi poco più a Nord della devastazione sopra la vecchia
raffineria.
-Magnodeno:
vista dall’alto, nei pressi della vetta, la gigantesca cava
sembra il regno di Mordor de Il Signore degli Anelli.
-Monte Barro
Est: la verticale parete di terra e sassi fa bella mostra di se sopra
il Ponte Vecchio.
-Monte Barro
Sud-Ovest: un evidente esempio di come, per riqualificare una cava,
bastino dei riporti di terra, la piantumazione di qualche centinaio di
alberelli, ed alcune decine di secoli affinchè l’erosione
spiani
definitivamente il monte Barro. Allora sì che non si
vedrà più niente;
basta avere pazienza.
-Lecco-Maggianico,
sulla direttiva per Bergamo: nel buco della cava ci hanno addirittura
costruito dentro.
E poi,
naturalmente, la Regina delle Cave: LA Cava, visibile sul versante Sud
del Cornizzolo da chilometri di distanza grazie al potente impatto
visivo: una parete vastissima impossibile da nascondere o mascherare,
come hanno dimostrato sia il vano tentativo di inerbire le cenge, sia
l’inutile spargimento di una sostanza ossidante che avrebbe
dovuto
scurire la roccia.
A queste ferite
siamo ormai abituati, e, che lo si voglia o meno, anche loro fanno
parte del paesaggio. Non è una consolazione, ma ormai
“è fatta”.
E invece no: non
è finita… Si parla infatti dell’apertura di un
nuovo fronte di scavi
sempre sul Conizzolo, sopra la prima cava, nel punto in cui la curva
del costone cambia pendenza e, dopo il ripido scivolo del cono
sommitale, si adagia in ampi pascoli a circa 1000 metri di quota.
Ancora più visibile, ancora più violenta. Chissà
che lo scempio
annunciato non sveglierà il Drago di San Pietro al Monte.
Come cittadino,
ma soprattutto come arrampicatore, sci alpinista ed escursionista, mi
ribello a vedere la mia terra continuamente massacrata, cementificata,
sbudellata. Perché ancora il Cornizzolo? Tanto varrebbe, finito
il
lavoro lassù, andare a minare la base del Sigaro, del Fungo, del
Cinquantenario e di tutti gli altri celebrati “paracarri”
della
Grignetta, tanto cari a noi lecchesi, per ottenere velocemente ottima
materia prima per garages e condomini di lusso. C’è il
fastidio di
dover tirar fuori tutti i chiodi prima di tritarla, ma non è poi
un
grosso problema. A quanto pare il “semplice” valore della
salvaguardia
dell’ambiente e del paesaggio non basta più per
difenderci, e passerà
sempre in secondo piano di fronte a qualsiasi altra istanza. Ma per me
l’ambiente, come la salute, non è un valore contrattabilie
La notte di
Natale scendevo da Morterone verso Lecco: nel cielo terso la pianura
scintillava di milioni di lampadine e lampioni… Alcune
misteriose masse
nere emergevano dal mare luccicante: il Monte Barro, il lago, i Corni
di Canzo, il Cornizzolo… Più in là, a destra, la
Grignetta rischiarata
dalla luna. Ma, si sa, il buio nasconde le brutture.
Quindi: NO, non
posso accettare ulteriori distruzioni, e, da alpinista, voglio
difendere le mie montagne almeno con questa manciata di parole scritte
con rabbia.
Gennaio 2012
Pietro Corti
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3 Gennaio
2012.
Falesia delle TORRETTE:
Diego Lombardi ci segnala che
alla base
del tiro RESEGAUSCH nel settore CUORE ALPINO si sono mossi alcuni
grossi blocchi, ATTENZIONE!
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